C’è una cosa, in questi giorni, in cui Nello Musumeci e Leoluca Orlando, rivali politici, sono d’accordo: non si può perdere tempo di fronte alla crescita dei contagi e dichiarare le più grandi aree urbane “zone rosse”.
Messina, Palermo e Catania: sono queste le città che nell’isola registrano il numero di contagi più significativo, oltre ai dieci comuni già ‘rossi’. La città dello Stretto lo è da qualche giorno; e se il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, resta silente di fronte al dilagare dell’epidemia alle pendici dell’Etna, quello di Palermo, Leoluca Orlando, condivide con il presidente della Regione Siciliana la necessità di lanciare l’allarme:
“L’inasprimento delle misure – ha detto – non può che essere la risposta al comportamento incosciente di troppi cittadini e cittadine. E’ un invito a rispettare rigorosamente quanto prescritto per evitare che ci sia il moltiplicarsi di morti, una vera e propria strage.
Certamente il governo nazionale deve pensare anche a ristori adeguati nei confronti delle attività economiche, ma il diritto alla salute e il diritto alla sopravvivenza economica non possono essere, in un Paese civile, essere posti in alternativa ed in contrasto”.
I numeri sono pesanti come massi, d’altronde. Ieri si sono registrate 36 morti. I contagi sono 1.867. Gli attuali positivi sono in tutto 44.865. I tamponi: 10.737. I nuovi ingressi in terapia intensiva sono 14, per un totale di 205. Il sistema sanitario è a rischio. Nel carcere Pagliarelli è esploso un focolaio con 31 contagiati. Musumeci ha chiesto al governo che l’isola sia “zona rossa” per due settimane.
“L’istanza – ha sottolineato – sarà valutata nella cabina di regia convocata per oggi a Roma e, ove la nostra richiesta non dovesse essere accolta, prudenzialmente domani stesso procederò con mia ordinanza ad applicare le limitazioni previste per le ‘zone rosse’ in tutte le aree regionali a maggiore incidenza di contagio, come peraltro richiesto da numerosi sindaci.
Dobbiamo evitare che rimandare misure inevitabili ci costringa a restare chiusi quando il resto d’Italia riaprirà.
Confidiamo nei ristori più volte sollecitati assieme ad altri presidenti di Regione al governo centrale e, soprattutto, nel comportamento rispettoso da parte dei cittadini. Una minoranza non deve condizionare la vita sociale ed economica della nostra comunità”.