“Finalmente liberi”.
La foto con i 18 pescatori di Mazara del Vallo campeggia sulla pagina Facebook del sindaco Salvatore Quinci. Esplode il giubilo dopo 108 giorni di inferno. Tutti, familiari in testa, si sono radunati nella sala consiliare dove e’ stata ufficializzata la notizia della liberazione. E ora si prepara la festa nel grosso centro del Trapanese.
“Il più bel regalo di Natale”, dicono le famiglie che attendono di riabbracciare i loro cari: “Sarà una grande festa”.
L’ANNUNCIO DI DI MAIO
“I nostri pescatori sono liberi – ha scritto stamattina sui social il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari”.
Poi, ha aggiunto: “Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunita’ di Mazara del Vallo. Il governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È cio’ che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi. Viva l’Italia”.
L’ESULTANZA DEL PRESIDNETE MUSUMECI
“Soddisfazione e gioia per la doverosa liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo trattenuti in Libia da 108 giorni. Le istituzioni, tutte insieme, abbiamo lavorato per la soluzione di una vicenda che ha tenuto nell’angoscia le famiglie dell’intero equipaggio e la Sicilia tutta. Non poteva esserci miglior regalo di Natale. Questo conta di più di ogni altro discorso. Sul metodo seguito ci sarà tempo per parlarne”. Così il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci che più volte ha sollecitato il governo nazionale a intervenire con fermezza per il rilascio degli equipaggi e dei pescherecci. Su proposta del governo Musumeci, nei giorni scorsi, il parlamento regionale ha destinato 150 mila euro in favore delle famiglie dei pescatori e degli armatori delle due imbarcazioni fermate dai libici.
CENTO GIORNI DI ANSIA
Era il primo settembre, oltre cento giorni fa. Per 108 lunghi giorni diciotto pescatori – otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi – sono stati trattenuti in Libia. Erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo, “Antartide” e “Medinea”, sequestrati dalle motovedette libiche. L’accusa avanzata dalle autorita’ di quel Paese, e’ di avere violato le acque territoriali, pescando all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l’estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. Nei giorni seguenti al sequestro le milizie di Haftar hanno contestato, in modo infondato, anche il traffico di droga.
Inoltre nel corso delle trattative sarebbe stata avanzata la richiesta di uno ‘scambio di prigionieri’, chiedendo l’estradizione di quattro calciatori libici condannati in Italia come scafisti di una traversata in cui morirono 49 migranti.
Uno strano caso questo dei calciatori-scafisti. Condannati a 30 anni di carcere dalla giustizia italiana, ma conosciuti in Libia come giovani promesse del calcio.
Sono stati condannati dalla corte d’assise di Catania e poi dalla corte d’appello etnea, con l’accusa di aver fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta ‘Strage di Ferragosto’ del 2015 in cui morirono 49 migranti. La notte della ‘Strage’ avrebbero contribuito con “calci, bastonate e cinghiate” per bloccare i migranti nella stiva dell’imbarcazione. Nel corso del processo, la loro vicenda era stata monitorata dall’ambasciata libica in Italia, partecipando anche ad alcune udienze al Tribunale di Catania. I quattro raccontarono ai giudici di aver pagato per quel viaggio, ricostruendo la loro versione, come Al Monsiff che disse di “giocare a calcio nella serie A” e “aveva deciso di andare in Germania per avere un futuro, impossibile in Libia a causa della guerra”.
Durante il dibattimento i legali dei quattro imputati sollevarono anche alcune anomalie nel loro riconoscimento, avvenuto attraverso delle interviste ai 313 sopravvissuti di quel viaggio, giunti a Catania a bordo della Siem Pilot il 17 agosto 2015.
I familiari hanno protestato piu’ volte a Mazara, in piazza, davanti alla casa del ministro alla Giustizia, a Montecitorio, incatenandosi, chiedendo anche l’intervento dei corpi speciali, e si riteneva possibile una soluzione proprio a ridosso del Natale.
Ieri il ministro per agli Affari esteri, Luigi Di Maio, assicurava che il governo italiano ce la sta “mettendo tutta” per riportare a casa i pescatori di Mazara imprigionati dalle autorità libiche:
“Non ho dimenticato in questo momento difficile i nostri pescatori in Libia e voglio dire che ce la stiamo mettendo tutta e stiamo continuando a lavorare”.
Fino alla svolta di oggi: un volo ‘liberatorio’ – a bordo anche il premier Giuseppe Conte – con destinazione Bengasi.