di Salvo Italia
“Il canto del Natale!” Mons. Giuseppe Schillaci, vescovo di Lamezia Terme, non poteva scegliere titolo migliore per il messaggio del Natale 2020 che ha inviato alla Chiesa lametina e che molti fedeli, attenti ai suoi scritti e alle sue parole, faranno proprio.
Il canto, per sua natura, esprime, con forza e trasporto, sentimenti, pensieri intimi, gioia e, a volte, anche amarezze. Ma i canti di Natale sono canti di speranza, gioia, amore verso “Dio che ha voluto abitare la nostra umanità mostrando il suo volto nel falegname di Nazareth”.
Il canto di Natale risveglia e rievoca in tutti, piccoli e grandi, il senso del calore famigliare, un’atmosfera di pace e gioia. Ci rievoca il presepe con le sue statuine e i suoi più svariati personaggi di terracotta che incantano nel suo poetico realismo e ci immergono in un paesaggio non di favola, ma storico. La nascita del Dio vivente, fatto uomo.
Un’umanità che oggi richiama alla precarietà alla relatività della vita e Mons. Schillaci ci ricorda che “Quello che stiamo vivendo, in periodo di pandemia, non è una rappresentazione teatrale o la scena di un film, ma una realtà in carne ed ossa; non è solo questione di numeri, di curve che salgono e che scendono, comunque da esibire e che ci danno angoscia, ma concerne persone, relazioni, legami, vissuti esistenziali”.
In questa fase della nostra vita e della nostra storia umana di smarrimento e disorientamento, un canto di Natale squarcia le tenebre e ci indica la via verso la luce e la salvezza: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”. Il primo canto di Natale in assoluto. Con copyright sia per l’autore che per gli esecutori. Addirittura degli Angeli. Ma ci immaginiamo quale esecuzione? Ma ci immaginiamo quale melodia e soavità? Sicuramente un anticipo della melodia celeste che con viva speranza vivremo un giorno grazie all’Eterno.
Nel suo messaggio di Natale, il Vescovo di Lamezia Terme ci rivolge una serie di stimoli sotto forma di domande che sferzano la nostra coscienza, in particolare fra di esse ne colpisce una:
“Davanti e dentro questo contesto desolante che rischia seriamente di farci cadere le braccia, facendoci precipitare nello scoramento e nella sfiducia più totale, come cantare la gioia del Natale?”
Si certo, come cantare, perché cantare? Viene da dire: ma uno, in questo periodo, ha propria voglia di cantare? La risposta di Mons. Schillaci è di grande conforto e speranza:
“La gioia e il canto del Natale è Gesù Cristo! In Lui si è fatta pace, perché Egli è la nostra pace. Il cristiano che celebra, vive e canta, la gioia del Natale non può non farsi artigiano di pace”
“Si tratta di una gioia che abbraccia tutti e si dilata fino all’inverosimile poiché non esclude proprio nessuno”. Nessun uomo.
“All’inverosimile”. Un aggettivo di profonda portata teologica ed antropologica. Esso richiama all’incommensurabilità di Dio, al suo infinito amore per l’uomo. Amore che si è fatto dono in Gesù Cristo, nel Dio fatto uomo, il Dio con noi.
“La gioia sgorga spontanea e radiosa da un cuore che canta il mistero del Dio fatto uomo”. Con questo invito canteremo in occasione delle festività natalizie, delle celebrazioni liturgiche.
Eleveremo il nostro canto verso Cristo per ricevere da Lui la forza e la linfa per accostarci all’uomo, nostro fratello, mettendo al centro il dialogo, il confronto e soprattutto l’ascolto.
Quell’ascolto che Mons. Schillaci ha più volte evocato in occasione della messa di consacrazione episcopale il 6 luglio 2019 a Lamezia Terme e che si rilancia a pochi giorni dalla festa di Santa Lucia, a lui e a noi molto cara. Per Natale ascoltiamoci di più.