In quasi 70 Paesi a basso reddito nove cittadini su dieci rischiano di non avere accesso al vaccino contro il Covid-19.
Oltre la metà dei prodotti principali è stata già acquistata dai Paesi più ricchi, dove vive meno di un sesto della popolazione mondiale.
A calcolarlo è la People’s Vaccine Alliance, una coalizione di organizzazioni non governative tra le quali figurano Oxfam e Amnesty international.
Gli esperti hanno analizzato gli accordi raggiunti in tutto il pianeta con le aziende produttrici degli otto prodotti più prossimi a una commercializzazione, tra i quali quello messo a punto dalle aziende Pfizer e Biontech che il Regno Unito ha iniziato a distribuire ieri per le fasce più a rischio.
Dall’indagine emerge che almeno 67 Paesi a medio e basso reddito, tra i quali ci sono Kenya, Nigeria e Ucraina, rischiano di poter vaccinare un numero esiguo di abitanti.
A oggi il 96 per cento delle dosi del farmaco di Pfizer/Biontech è stato acquistato dai Paesi a più alto reddito. Secondo l’alleanza delle ong, il vaccino elaborato dall’azienda americana Moderna probabilmente sarà distribuito solo nei Paesi ricchi.
Allo stato attuale l’unico vaccino che promette di essere distribuito nelle regioni in via di sviluppo è quello realizzato dall’Università di Oxford con la multinazionale svedese AstraZeneca, più accessibile sia in termini di costi che di condizioni richieste per lo stoccaggio.
Il rimedio ha dimostrato di avere un’efficacia media del 70 per cento, circa 25 punti in meno sia di quello realizzato da Pfizer e Biontech che da quello Moderna.
“A nessuno dovrebbe essere impedito di avere un vaccino che salva la vita solo per via del Paese in cui e’ nato o dei soldi che ha nel portafoglio” ha commentato la responsabile delle politiche sanitarie di Oxfam, Anna Marriott.