”Le divisioni che vedo in maggioranza non sono sulla politica comunitaria, ma su quella economica. Facendo mie le parole del ministro Gualtieri, ricordo a tutti che il Mes vale 300 milioni, non 37 miliardi. Se penso che stiamo discutendo da un anno per 300 milioni di euro, quando abbiamo speso 100 miliardi in 10 mesi, mi preoccupo…”.
Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi di Maio in un’intervista a Repubblica, dicendo a proposito del fondo salva-Stati e degli altri strumenti sul tavolo Ue di credere che ”in questa fase l’Ue abbia dato una risposta degna del suo nome. In Italia c’era chi scommetteva sul default, sul fallimento della commissione von der Leyen che è nata grazie ai voti determinanti del M5S all’europarlamento, non dimentichiamocelo. E’ andata a finire al contrario: non solo abbiamo negoziato con successo uno strumento come il Recovery, ma ce ne siamo aggiudicati la parte più cospicua”.
A proposito del ruolo di Paesi come Polonia e Ungheria, Di Maio parla di ”pochi Paesi ancorati ai propri nazionalismi, nodi che conosciamo e sui quali invitiamo l’Ue a riformarsi, ma l’obiettivo oggi è davanti a noi, stiamo per imprimere il via alla ricostruzione, è un momento storico e l’Italia c’è, è al centro dell’Europa, che a sua volta grazie anche al grande sostegno della Bce ha saputo fornire strumenti importanti mentre nel mondo le altre grandi democrazie occidentali arrancavano. Con queste risorse e le nuove politiche della Bce, non capisco a cosa ci serva il Mes”.
Sulla riforma, Di Maio ritiene che ”non sia necessario usare né il Mes pre-riforma, né quello post-riforma, né quello sanitario. Stiamo costruendo una montagna sul nulla. Perché i numeri in Parlamento per accedere a questo strumento non ci sono mai stati. Dall’altra parte, mi faccia dire, vedo un pressing ingiustificato: io rispetto le opinioni di tutti, ma bisogna evitare di incendiare il dibattito politico”.
Sul ruolo del Pd, Di Maio afferma di credere ”nel valore della democrazia. Questo Parlamento è espressione del voto elettorale del 2018: il M5S è la prima forza politica, la sua voce non ha solo un peso, è determinante nell’architettura istituzionale.
Le provocazioni lasciano il tempo che trovano e mi riferisco non solo a quelle interne al M5S, ma anche a quelle interne alla coalizione di governo. Il no al Mes è un fatto numerico, matematico, democratico. Perché alzare i toni? Perché complicare le cose? Perché nessuno comprende che gli interessi qui sono molto più grandi di quelli dei partiti? Riguardano il Paese, il nostro futuro”.
Sul Mes, per Di Maio non c’è ”una spaccatura tra populisti ed europeisti, è un dibattito molto più profondo, non si può liquidare in questo modo.
E ha radici nella tragica esperienza della crisi ellenica, nell’evidenza che nessun altro Paese Ue a oggi abbia chiesto il Mes, nella necessità di tutti gli Stati membri di individuare uno strumento più adatto come il Recovery Fund. Il 9 Conte verrà in aula, la maggioranza dovrà votare compatta e in modo responsabile”.
Tanto voi del M5S e vi vostri compagni del PD LEU I.V. metterete una bella patrimoniale…che problema c’è?