Dall’esponente di Articolo Uno di Paternò Giancarlo Ciatto riceviamo questo intervento relativo alla nuova ordinanza del sindaco Naso sulla chiusura delle scuole.
Egregio Direttore,
un’ordinanza amministrativa non è una lettera d’amore o una canzone, e il fatto che sia scritta con i piedi non offende il senso letterario, ma vizia i suoi effetti giuridici.
Nell’ordine. L’ordinanza è discriminatoria: perché non chiude le scuole private e paritarie? In quelle forse il contagio non avviene? Ancora, nell’ordinanza andava scritto: “le scuole statali primarie e secondarie di primo grado che insistono nel territorio di Paternò”. I dirigenti scolastici, sulla base di questa ordinanza, non possono chiudere le loro scuole non essendo – queste ultime – menzionate nell’atto amministrativo.
Vi è di più, nell’ordinanza si fa riferimento ad un numero di 24 alunni contagiati e di 12 docenti, un numero esiguo rispetto alla popolazione scolastica, che non giustifica affatto la chiusura delle scuole. Peraltro l’ordinanza non si incarica di dimostrare, e del resto non potrebbe, che questi contagi siano avvenuti durante le ore di didattica in presenza. Non ci dice quando sono stati rilevati questi contagi.
Se prima o dopo la chiusura delle scuole con l’ordinanza del 9 novembre. Sarebbe interessante capirlo, visto che le scuole sono chiuse da 20 giorni. A questo proposito, l’ordinanza non spiega qual è stato l’andamento dei contagi dal 9 novembre i poi. Cioè se la chiusura delle scuole ha frenato l’aumento dei contagi in città. A me pare proprio di no. L’ordinanza non si preoccupa di menzionare quali altre misure di sicurezza il sindaco ha messo in atto nella città per rallentare l’aumento dei contagi.
Ancora una volta siamo di fronte ad un’ordinanza, assolutamente arbitraria, priva di fondamento giuridico e scientifico, scritta male, e che pone Paternò ai margini (per qualcuno al di sopra) della comunità nazionale. Siamo di fronte alla palese negazione del diritto allo studio. Spiace constatare che, in alcuni settori dell’opinione pubblica, non venga colta la gravità della chiusura delle scuole; quanto questa pregiudichi i bambini, l’uguaglianza di tutti i bambini all’accesso allo studio, e il loro sviluppo psichico.
Non credo, tra l’altro, che il sindaco abbia dalla sua parte la maggioranza dei cittadini. Forse una parte molto rumorosa della città.
In ogni caso credo vada combattuta una battaglia di civiltà, che è – prima ancora che giuridica – sociale e politica.
Giancarlo Ciatto