Sono stati condannati a 30 anni di carcere i due paternesi Antonino Barbagallo e Samuele Cannavò, ritenuti gli autori dell’omicidio Emanuele Pasquale Di Cavolo, 33 anni, detto “Saddam” trovato cadavere lungo la statale 288 in territorio di Ramacca il 20 gennaio del 2018 non distante dalla diga di Ogliastro.
Il pubblico ministero Antonella Barrera aveva chiesto l’ergastolo.
Ad emettere la sentenza il Gup Carlo Cannella che ha escluso l’aggravante mafiosa: i due uomini sono stati giudicati con rito abbreviato. Barbagallo e Cannavò devono risarcire le parti civili: il giudice ha stabilito una provvisionale di 20 mila euro ciascuno. I due condannati sono ritenuti dalla Procura elementi vicino al clan “Morabito-Rapisarda”, quest’ultimo legato ai “Laudani” di Catania.
I carabinieri nel corso delle attività di indagine hanno accertato rapporti di frequentazione tra la vittima e i due autori dell’omicidio Le indagini hanno consentito di ricostruire gli ultimi giorni di vita della vittima.
Di Cavolo sarebbero stato ucciso perché ritenuto inaffidabile, per la sua abitudine di parlare troppo e di mettere in giro voci denigratorie nei confronti di altri componenti del clan.
Di Cavolo, secondo la procura, era un componente del clan Rapisarda.
Da qui sarebbe scaturita la decisione di eliminare il giovane, portandolo in una località distante dal luogo di origine. La vittima è stata dapprima raggiunto con una calibro 38 e poi colpito con reiterati colpi di pietra, al punto da renderne irriconoscibili i tratti somatici.
Samuele Cannavò (difeso dall’avvocato Massimo D’Urso) ha confessato l’omicidio escludendo invece il coinvolgimento di Barbagallo (difeso dagli avvocati Vittorio Lo Presti e Giovanni Avila). Entro 90 giorni saranno rese note le motivazione che hanno portato il Gup ad emettere la sentenza di condanna a 30 anni di carcere.