Si è concluso all’alba di oggi a Paternò, il tour nella provincia di Catania da parte del sindacato Sifus che ha incontrato i braccianti agricoli.
Infatti dopo Adrano, Biancavilla e Palagonia, oggi è toccata alla città di Paternò ospitare la 4° tappa della Campagna “Pro Diritti dei Braccianti agricoli”.
Luogo di appuntamento sono stati a Paternò i bar di contrada “Tre Fontane”.
Attraverso questo tour pro-sensibilizzazione sui diritti dei braccianti agricoli siciliani – la cui prossima tappa successiva sarà a Ribera (città dell’arancia bionda), in provincia di Agrigento- i dirigenti del Sifus hanno incontrato e interagito o con decine e decine di braccianti agricoli in quei luoghi in cui solitamente, prima dell’alba, si ritrovano prima di recarsi al duro lavoro, in quelle campagne dove li attendono per svolgere la loro attività lavorativa.
L’oggetto dell’interlocuzione tra il Sifus e i braccianti è legato al tipo di rapporto di lavoro che li lega all’azienda agricola che li fa lavorare, al salario, all’orario di lavoro, al chilometraggio e ad altro ancora. “In sintesi –ha detto Maurizio Grosso, Segretario generale Sifus Confali- tutto ciò che attiene i diritti, spesso e volentieri negati”.
Nel corso di questa Campagna “Pro Diritti dei Braccianti agricoli”, è emerso che il rapporto di lavoro non si basa quasi mai su quanto previsto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro (C.c.n.l.) ma su quanto pattuito in piazza con il cosiddetto “principale” o con chi ne fa le veci, o addirittura con il “caporale”; inoltre, i dirigenti del Sifus hanno appreso che “il salario ricevuto e soprattutto l’orario di lavoro, quasi mai coincidono con quanto previsto dal C.c.n.l. : si va abbondantemente oltre le 6 ore e 30 minuti di lavoro giornaliero di lavoro e le 39 ore settimanali. Per quanto attiene il salario, invece, nella migliore delle ipotesi i braccianti agricoli vengono pagati 45/50 euro contro i 63/79 euro previsti dal contratto nazionale”.
Gli stessi braccianti agricoli lamentano “sia l’assenza delle visite ispettive nelle campagne da parte di Inps e U.T.L. (che servirebbero a dimostrare il rapporto di lavoro di fatto in caso di aziende “fantasma” e in ogni caso, quale deterrente per rispettare i C.c.n.l.) e sia l’abrogazione della norma sulla riconferma delle giornate lavorative in caso di calamità e la notevole età anagrafica e contributiva necessaria per raggiungere lo status di pensionati (42 anni e 10 mesi di contributi o 67 anni e minimo 20 anni di contributi)”.
Alla fine della campagna “pro diritti dei braccianti agricoli”, prevista per fine novembre 2020, dopo aver interloquito con migliaia di braccianti, i dirigenti del Sifus definiranno un Piano di rilancio del comparto bracciantile che consegneranno ai ministri del Lavoro e dell’Agricoltura, allo scopo di contribuire ad abbattere il caporalato e il lavoro nero, ma anche quello “grigio”, con la conseguente messa in pratica del C.c.n.l.