“Il vero obiettivo non è fare un lockdown più o meno rigido in questo momento, ma mettere in atto misure per evitare la terza ondata”.
Ne è convinto il virologo Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell’università di Padova intervenuto ad ‘Agorà’ su RaiTre.
“Se adesso facciamo un lockdown estremamente rigido, in sei settimane a ridosso di Natale i casi saranno diminuiti, ma ci saranno mille pressioni per rimuovere queste misure e poi”, dopo gli assembramenti delle vacanze natalizie, “a febbraio saremo di nuovo in questa situazione. La vera sfida adesso è evitare la terza ondata”.
“Nessun reset fa effetto se non abbiamo un piano per impedire che i casi risalgano e consolidare i risultati di qualsiasi misura. Ma non si può andare avanti con misure di restrizione per mesi e mesi: penso – dice Crisanti – che l’agenda politica dovrebbe essere quella di preparare un piano nazionale per consolidare i risultati di queste nuove restrizioni altrimenti a febbraio ci ritroviamo in questa situazione, a meno di non aver il miracolo di un vaccino distribuito a tutti per i primi mesi dell’anno prossimo, cosa che non credo sia possibile.
“Sono veramente preoccupato, perché se non si mette in campo una strategia andremo incontro a una terza ondata”,
afferma ancora l’esperto. Quanto alla scuola, “è potenzialmente un elemento di diffusione del virus, tenere la scuola aperta, specie le superiori, è un sfida.
Ma mandare a casa alunni aumenta” le disuguaglianze. Solo che “se si apre la scuola e non si educa i ragazzi a tenere la mascherina e non si controlla la capienza degli autobus si creano incongruenze e i ragazzi lo percepiscono” e poi “si assembrano all’uscita. I bambini da 4 a 10 anni – continua Crisanti – si infettano poco, il rischio dunque è molto più basso e penso che dovremmo cercare di mantenere l’attività didattica in presenza almeno per le elementari”.