Calcio, l’amara confessione di Malesani: “Sono certo di non allenare più. Mi hanno messo da parte, mi dispiace ma niente traumi”

Calcio, l’amara confessione di Malesani: “Sono certo di non allenare più. Mi hanno messo da parte, mi dispiace ma niente traumi”

”Non allenerò più, ne sono certo. Ormai è così. La decisione è maturata con razionalità nel corso di questi anni. Quando senti che ti allontanano un po’, è inutile insistere.

A un certo punto mi hanno messo dalla parte degli allenatori che consideravano finiti e con il tempo l’ho accettato. Non c’è problema, mi esprimo in un altro mondo. Venivo dal mondo aziendale prima e oggi ci sono tornato. Quasi chiudendo un cerchio”.

Sono le parole di Alberto Malesani, uno dei tecnici più innovativi – tatticamente parlando – negli Anni 90.

Tuttora, l’ultimo allenatore alla guida di un club italiano ad aver vinto la Coppa Uefa, poi diventata Europa League, in una intervista al sito della Roma.

“A volte ho provato del dispiacere, ma non traumi. Quelli proprio no. Di una cosa sono rimasto male, invece…Di cosa? Che l’esperienza in questo paese, e di conseguenza nel calcio, non venga premiata. Come detto, prima di fare l’allenatore venivo dal mondo aziendale. Per 17 anni ho lavorato per la Canon Italia.

In Giappone, le persone con più esperienza le riprendevano in sede sfruttando la loro conoscenza. Non le buttavano via”, continua il tecnico. Oggi la sua quotidianità è rappresentata dalla sua azienda vinicola, ”La Giuva Winery”, portata avanti insieme alle figlie Giulia e Valentina. ”Mi va bene così, sono orgoglioso del mio quotidiano.

Le ragazze hanno assorbito e fatto loro i miei concetti aziendali, li portano avanti nel migliore dei modi, avendo pure spunti brillanti ed io – da anziano – li ascolto”.

“Se mi manca allenare? A questa domanda rispondo sempre la stessa cosa: uno che ha fatto per 26-27 anni il professionista, ad alti livelli, il calcio non può sparirgli dall’anima.

In particolare, a uno come me, che ha vissuto questo sport sempre a duecento all’ora, 24 ore su 24. La cosa che più mi è mancata finora è il prato verde, il pallone, l’aspetto didattico, la tattica che si fa giornalmente con la squadra, il creare qualcosa. L’allenamento globale, quotidiano. Altre cose non mi mancano, francamente. Ma questa sì, mi mancherà sempre. E per sempre”.

Riguardo l'autore Redazione

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.