“Se i governi non preparano subito piani per la vaccinazione rischiamo di rallentare il processo di 4-5 mesi e di pagare l’inazione, così come oggi scontiamo alcuni errori del recente passato”.
A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è Guido Rasi, da 9 anni direttore esecutivo dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco basata ad Amsterdam che dovrà dare il via libera alla commercializzazione dei vaccini in Europa.
Rasi critica chi parla di vaccino entro Natale: “Tecnicamente è ancora possibile, ma è estremamente difficile se non improbabile. Le case farmaceutiche non ci hanno ancora presentato i dati clinici delle sperimentazioni e praticamente siamo a novembre.
Se tutto andrà liscio potremo autorizzare i primi vaccini tra gennaio e febbraio.
Ne abbiamo tre che hanno completato o stanno per completare la terza fase della sperimentazione: Moderna, AstraZeneca e Pfizer. Ora devono analizzare i dati e compattarli.
Se entro fine novembre ci manderanno informazioni chiare e inequivocabili potremo farcela appunto tra fine gennaio e inizio febbraio. Poi si potrebbe iniziare a vaccinare subito le categorie a rischio”, mentre per il resto della popolazione “si può ipotizzare per metà 2021. O meglio: entro l’estate inizieremo ad avere abbastanza vaccinati per vedere gli effetti sulla pandemia”.
Ma in Europa, spiega, “per vaccinare 400 milioni di persone servono 500-600 milioni di dosi e averle entro la fine del prossimo anno non sarà possibile”. Rasi però è cautamente ottimista: “Anche se oggi non è possibile prevedere quando arriveremo all’immunità di massa, sono certo che sconfiggeremo il virus.
Ma la velocità dipende dall’efficienza dei vaccini, dalla bontà dei piani vaccinali dei governi, da quelli per la comunicazione mirata a convincere le persone a vaccinarsi e dal monitoraggio per tarare le strategie vaccinali e aumentarne l’efficacia.
Sicuramente a fine 2021 avremo una vita molto più gestibile: potremmo arrivare a sconfiggere del tutto il Sars-Cov2 con un’immunità di massa oppure le sue mutazioni potrebbero renderlo simile alla normale influenza, con la necessità di preparare un vaccino all’anno”.