Dall’ultimo rapporto di aggiornamento comunicato in data odierna dall’Asp al primo cittadino di Aci Catena, Nello Oliveri, alla data odierna sono saliti a 43 i soggetti positivi (25 donne e 18 uomini) nel territorio comunale catenoto, mentre sale anche il numero dei soggetti costretti ad isolarsi nel proprio domicilio, ad oggi questi sono 114.
Questa mattina si è tenuta una videoconferenza tra sindaci del bacino acese e ionico e il direttore generale dell’Asp Maurizio Lanza.
Al centro dell’incontro la decisione del governo regionale, visto il crescente numero di persone affette da Covid, di rimodulare l’ospedale di Acireale in un centro coronavirus.
Un provvedimento non condiviso dai sindaci del territorio.
L’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale dal prossimo 3 novembre sarà uno dei nosocomi della provincia etnea destinato ai pazienti Covid. “Ringraziamo il direttore generale dell’Asp Maurizio Lanza e il commissario Asp per emergenza Pino Liberti – ha detto il sindaco di Aci Catena Nello Oliveri- per aver preso parte all’incontro con i sindaci, ma essendo dirigenti e non organi governativi regionali, rispondono direttamente alle esigenze della propria azienda ponendo in essere solo alcuni dei dettagli della vicenda, non scendendo nel merito, cosa che avrebbe potuta fare l’assessore regionale alla salute Razza. I sindaci hanno potuto solo prendere atto che con decreto assessoriale, l’ospedale di Acireale dal prossimo 3 novembre, diventerà quasi esclusivamente struttura Covid, eccezion fatta per il Pronto Soccorso, le dialisi ed altri piccoli ambulatori e servizi erogati”.
In particolare da quanto affermato dal sindaco catenoto tutti gli altri servizi erogati ad un bacino di circa 220 mila utenti, sarebbero smistati negli altri ospedali tipo Mineo, Caltagirone, Paternò.
“Così facendo è come chiudere il nosocomio acese, quando nella vicina Giarre esiste una struttura vuota, ma realizzata con i canoni che attengono all’ospedale e che molti sindaci ionici, oggi presenti, hanno palesato l’interesse a riaprire l’ospedale giarrese anche per soddisfare l’emergenza legata al Covid.
Ho protestato non solo la scelta, ma anche perché questa non è stata concertata con i sindaci delle aree coinvolte ed in pratica è caduta dall’alto, senza nemmeno tenere conto del parere dei primi cittadini”. Oliveri contesta le scelte imposte e per non essere stato sentito preventivamente in nome e per conto dei circa 30 mila “cittadini che rappresento. Perché non Giarre, Caltagirone o Mineo. Con la scelta ricaduta su Acireale si priva un bacino molto grande dei servizi elementari ospedalieri”. Sull’ospedale acese è chiaro il pensiero del governatore siciliano:
“L’ospedale di Acireale ha la capienza, ha la terapia intensiva, ha il personale sanitario necessario per questa situazione. Ritengo però necessario che, assieme alla sua temporanea conversione – aggiunge Musumeci – l’ospedale acese mantenga attivo il suo Pronto Soccorso: l’emergenza deve essere assicurata giorno e notte, in assoluta sicurezza anti Covid. Lo stesso vale per tutti i servizi ambulatoriali, che dovranno continuare a essere forniti ai cittadini di Acireale, seppure in un altro sito della città.
E’ una misura sofferta ma necessaria, condivisa con l’assessore regionale per la Salute. E sono certo che la generosa Comunità acese saprà, anche stavolta, esprimere solidarietà concreta verso i più sfortunati che verranno colpiti dal Covid. Solo se restiamo uniti e prudenti riusciremo a vincere questa dura battaglia, a conclusione della quale l’ospedale di Acireale potrà riprendere la sua normale attività, peraltro più dotato e attrezzato di prima”.