“A marzo stavamo per essere investiti da un Tir che viaggiava a 130 chilometri orari.
Oggi ci sta arrivando addosso a 60 chilometri orari: abbiamo il tempo per scansarci, ma se non lo faremo ci ammazzerà lo stesso, anche se va più piano”. Lo dice in un’intervista a Repubblica, Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia dei Lincei, tra i fisici italiani più stimati nel mondo.
“La situazione è questa: a partire dal 5 ottobre i nuovi casi raddoppiano ogni settimana.
Ed è ormai consolidato il rapporto tra nuovi casi e numero di morti: i decessi sono proporzionali ai contagi con una settimana di ritardo. In particolare, c’è un rapporto di uno a ottanta, un decesso ogni 80 contagi.
Ragionevolmente, i quasi 20mila nuovi casi di oggi corrisponderanno a circa 250 morti di venerdì prossimo. Se dunque le misure prese nei giorni scorsi non dovessero rallentare questa tendenza, basta un po’ di aritmetica per calcolare che a metà novembre ci ritroveremo con 500 morti al giorno”, spiega ancora.
Secondo Parisi l’obiettivo deve essere quello di “ridurre del 50% le occasioni di contatto fra le persone”.
“Non so quali possano essere le scelte migliori: mandare a scuola metà classe la mattina e metà il pomeriggio, aprire il 50% dei negozi a giorni alterni… Sta di fatto che si deve ridurre della metà l’affollamento dei luoghi, in modo che ogni contagiato infetti una persona e non due. Certo, non è con un coprifuoco da mezzanotte alle cinque del mattino che ci si riesce. Ma lo si può fare, abbiamo ancora un po’ di tempo prima che passi il Tir”, conclude.