“Noi proprio la settimana prossima avremo probabilmente i risultati del vaccino” anti coronavirus Sars-CoV-2 “in fase più avanzata, che è quello di Oxford.
Se questo vaccino che è in fase III darà risultati positivi, possiamo sperare – ma soltanto se darà risultati positivi – di avere le prime dosi entro quest’anno. Altrimenti tutto slitta al 2021″. A fare il punto sulla corsa al vaccino contro Covid-19 è Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid-19 e ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, durante il suo intervento ad ‘Agorà’ su Rai3.
Oltre ai tre pilastri anti contagio – distanziamento, mascherine e igiene delle mani – ci sono “altre cose che vanno fatte e hanno un diverso tipo di responsabilità: la prima è la vaccinazione antinfluenzale. Ci sono 18 milioni di dosi quest’anno in Italia, vanno somministrate nei Servizi di Igiene e Sanità pubblica, negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Una campagna che è importantissimo fare perché, come ha dimostrato l’Australia, se si fa la vaccinazione antinfluenzale e si adottano le misure anti Covid si bloccano entrambi”.
Per quanto riguarda la sanità – ha aggiunto Ricciardi – “la Costituzione attribuisce allo Stato tre poteri: quello di programmare, di controllare e quello di finanziare. Tutto il resto è nelle mani delle Regioni. In tempo di pace ci sono delle Regioni, e ce ne sono diverse, che funzionano bene e ce ne sono altre che funzionano malissimo. In tempo di pace, uno che nasce in Campania o in Calabria ha un’aspettativa di vita fino a 4 anni inferiore rispetto a uno che nasce nelle Marche oppure in Trentino. Non va bene intervenire quando le cose vanno bene, per esempio in Emilia-Romagna o in Veneto. Ma quando hai Regioni che in tempo di pace non organizzano gli screening alla mammella, allora devi intervenire”.
Con il coronavirus, ha sottolineato Ricciardi, “ci sono Regioni che non hanno assunto i medici per fare le inchieste epidemiologiche, per cui ci sono Asl che hanno due o tre persone che lavorano giorno e notte. Così non funziona, se molte Regioni hanno lavorato bene, la maggior parte ha lavorato con grande ritardo”.