“Non conosce crisi l’industria criminale dei furti di auto in noleggio a breve termine”.
Nel 2019 “sono state 1.800 le vetture e i furgoni sottratti, quasi 5 ogni giorno, in crescita dell’11% rispetto all’anno precedente”.
Lo afferma l’Aniasa (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici), sottolineando come il trend, “preoccupante” e “in decisa controtendenza rispetto al graduale calo del fenomeno dei furti d’auto nel nostro Paese”, abbia prodotto un “gravi danni ai bilanci”, quantificati in 12,5 milioni di euro (+22% sul 2018), “e all’operatività delle società di autonoleggio”.
Il 90% degli episodi si concentra in Campania, Puglia, Sicilia, Lazio e Lombardia.
Ci sono, comunque, anche buone notizie: l’associazione confindustriale sottolinea, infatti, i tassi di recupero che, contrariamente a quanto avviene sul mercato nazionale (dove solo il 36% delle vetture viene ritrovato), continuano a crescere e lo scorso anno hanno raggiunto la soglia record del 50%.
“Merito degli investimenti delle società di noleggio a breve termine che negli ultimi anni hanno dotato la propria flotta di efficaci dispositivi telematici in grado di supportare le Forze dell’Ordine nel rilevamento della posizione del veicolo e di guidarle al recupero”.
“I nostri ultimi dati confermano e se possibile consolidano – evidenzia il direttore generale dell’Aniasa, Giuseppe Benincasa – il negativo primato europeo e mondiale del nostro Paese nella graduatoria delle nazioni più colpite dalla piaga dei furti d’auto.
La crisi economica degli ultimi anni ha spinto le organizzazioni criminali a puntare con crescente interesse verso questo redditizio business e, in particolare, verso la crescente flotta delle auto a noleggio a breve termine.
Numeri significativi, cui si aggiungono quelli del noleggio a lungo termine e del car sharing e che portano a un totale di oltre 6.000 unità le vetture rubate ogni anno alle società di mobilità pay-per-use (lungo termine, breve termine e car sharing). Un fenomeno che in una fase di crisi acuta dell’industria turistica e di recessione economica mette a rischio la sopravvivenza di alcuni operatori meno strutturati”.