Sullo sviluppo urbanistico della città di Paternò interviene l’ing. Barbaro Ciatto, noto professionista paternese, uno dei tecnici che più ha influenzato la cultura urbanistica della città degli ultimi 30 anni.
Questo il suo intervento:
La proposta dell’Amministrazione Comunale di variazione delle Norme Tecniche di Attuazione ha innescato in città un dibattito sulla sorte urbanistica della stessa e non solo.
Dapprima, gli articoli di Finocchiaro, indi quello di Mascali e poi quello di Giancarlo Ciatto hanno avviato un ragionamento sul futuro della Città. Spero che questo dibattito non muoia giovane e, al di là delle posizioni di ciascuno di noi, possa avere un grande sviluppo e coinvolgere in esso tutti gli attori presenti sulla scena cittadina.
Preliminarmente e, a scanso di equivoci, credo sia necessario che l’Amministrazione comunale ritiri la sua proposta di variante delle N.T.A., specie con riferimento alla volontà di cementificare le aree agricole del nostro territorio.
La proposta appare, quanto meno anacronistica e fuori dal tempo, priva di qualsivoglia motivazione oggettiva. Non si vede richiesta ,in questo senso, né dalle forze imprenditoriali né da quelle sociali.
Mi sia consentito un ragionamento semplice. L’attuale quadro normativo si è mosso in direzione di ridurre drasticamente le costruzioni in zona agricola e non di ampliarle. Si è passati dal poter costruire in qualsiasi area agricola (art. 22 della L.R. 71/78) al dovere individuare delle aree, non tutte quindi, dove potere realizzare opifici “agricoli” (art. 6 L.R. 17/94) e addirittura è stata ridotta la capacità di realizzazione, passando da un terzo della superficie del fondo ad un decimo. Che dire poi della realizzazione di opifici a macchia di leopardo, privi di rete infrastrutturale, materiale (strade, fognature, logistica, ecc. ) ed immateriale (reti internet).
Da ultimo. Ci si scorda del dibattito sul consumo zero del territorio, che è auspicio anche della riforma urbanistica in discussione al parlamento regionale. Non c’è che dire: una proposta proprio innovativa, forse giunta fuori tempo massimo e cioè con un ritardo di oltre quarant’anni.
Interessante e pungolante mi pare il tentativo di Francesco Mascali di ricercare le ragioni per restare a Paternò. Ovviamente non la ricerca in senso stretto delle motivazioni, quanto la necessità di farle emergere e di corroborarle con attività che le rendano cogenti e riconosciute dalla maggioranza della città. Ed è in quest’alveo, pur nella consapevolezza che l’analisi di Giancarlo Ciatto ci offre poche speranze di riuscire nell’intento, che cercherò di muovermi.
All’uopo ritengo necessario innanzi tutto un’attività tesa a scuotere le coscienze. Quindi l’Amministrazione comunale dovrebbe avviare la costituzione di tavoli tematici attorno ai quali fare sedere i cosiddetti portatori di interesse, ma anche, e per me soprattutto, le realtà sociali presenti nel nostro territorio: il volontariato, le associazioni professionali, di quartiere, le parrocchie. Tutti dovrebbero essere coinvolti sulla scelta di quale città desiderano abitare.
Comprendo la difficoltà dell’impresa. Una città che non si indigna per le auto in tripla fila, per lo sporco causato da alcuni ambulanti al di fuori di ogni regola, dell’ineducazione che regna sovrana dappertutto, del traffico caotico e fuori controllo, difficilmente si siederà attorno ad un tavolo per discutere di urbanistica.
La città che sembra diventata un suk, tutta la città mi sia consentito, non solo una parte di essa com’è la tradizione araba. Ovviamente il tentativo di svegliare le coscienze è compito di tutti, anche dei singoli, anche se il ruolo da protagonista spetta all’Amministrazione Comunale che non può rassegnarsi a questo stato di cose.
Veniamo alla questione urbanistica. Gli articoli di Francesco Finocchiaro sono di pregevole fattura e potrebbero dare spunto a dibattiti di importante valore teorico e scientifico, ma il silenzio della città che fino a qui ha accompagnato la questione urbanistica, imporrebbe ragionamenti più immediati, vorrei dire più pratici, più comprensibili.
La collocazione territoriale della città, ovviamente non quella fisica che è immodificabile, è una questione politica. Va assolutamente avviata una stagione di interlocuzione sovracomunale che assegni alla nostra città ruoli e servizi di maggior prestigio nello scacchiere occidentale della provincia di Catania. Compito del Sindaco di una città non è vantare l’amicizia di questo o quel politico di rilievo regionale o nazionale per meri giochi di potere comunale (un assessore a te, un consigliere a me e via discutendo), ma avere un’interlocuzione che, sulla base di un progetto strategico, fornisca il proprio appoggio (del sindaco) a quell’interlocutore che garantisce sostegno alla realizzazione, anche graduale, del progetto strategico elaborato col consenso della città. Di tutta la città.
Venendo alla variante generale del piano regolatore che, oltre ad essere obbligatoriamente voluta dalla legge, appare ormai ineludibile, deve constatarsi che sull’indirizzo da seguirsi vi è un accordo condiviso:
Recupero delle periferie, tramite la ricucitura delle parti sfrangiate, da operarsi anche con l’inserimento in esse, di nuovi servizi, a scala urbana, anche operando con la delocalizzazione di servizi già esistenti. Mi pare pregevole e da sposare l’ipotesi di trasferire nella casa Coniglio la Brigata della Guardia di Finanza che opera a Paternò;
La redazione del piano particolareggiato del centro storico, attraverso la creazione di micro comparti di intervento che, in uno con la perequazione (che deve interessare l’intera città) faciliti gli interventi di ristrutturazione urbanistica da parte dei privati.
Inoltre il P.P. dovrà prevedere tutta una serie di facilitazioni per l’intervento sulle aree non di pregio degli anni ’50 e ’60, che costituiscono una parte corposa, se non maggioritaria del C.S., come definito dal piano del 1999 (2003, se si vuole). L’attuazione del P.P. del centro storico dovrà avvenire attraverso una serie di premialità che non devono riguardare bonus di cubatura.
In centro storico la cubatura è assolutamente elevata e non ha bisogno certo di incremento, ma che possono riguardare il contributo del costo di costruzione o benefit sul piano finanziario e/o di garanzie sul piano del raggiungimento del merito creditizio da parte ad esempio delle coppie giovani che vi si vogliono trasferire, ecc.
Consumo zero del territorio, utilizzando, per le opere di ricucitura delle periferie con cui abbiamo esordito, parte della cubatura residua del vecchio piano. In questo ambito gioca un ruolo fondamentale la perequazione che dovrebbe garantire la disponibilità delle aree ove allocare i servizi che dovrebbero essere realizzati dai privati a scomputo degli oneri.
Anche in questo campo occorrerebbero tutta una serie di bonus, quali ad esempio la fornitura del progetto dei servizi da realizzare da parte del Comune, l’imposizione di esecuzione comune, tra più soggetti , dei servizi di maggior costo e così via.
Potrei continuare, ma ritengo, trattandosi di uno spunto di discussione, sufficiente quanto sin qui detto e passo ad affrontare l’altro tema. Quello dei quattrini.
L’Amministrazione, in questo in perfetta continuità con la precedente, dice di non avere i quattrini per potere procedere all’incarico della rielaborazione del PRG.
Mi verrebbe da chiedere se l’Amministrazione, questa o quella precedente, ha fatto quanto di sua competenza (obbligo direi), senza strafare, per incassare i vari tributi posti a carico dei cittadini, o piuttosto preferisce coltivarsi il consenso elettorale “senza fare”. Non strafare, sia chiaro.
Intanto, nominando un coordinatore tra i tecnici in servizio presso il Comune (senza spesa quindi), si dovrebbe verificare lo stato di attuazione del piano scaduto.
Per fare ciò basterebbero due giovani tecnici, tra gli specializzati in urbanistica, incaricati fiduciariamente, che col materiale in possesso dell’Ente potrebbero nell’arco di un paio di mesi procedere a tale verifica. Indi, anzi anche in contemporanea, si dovrebbe procedere all’aggiornamento della schedatura, già esistente, del centro storico. Sempre ad opera di giovani tecnici che nel corso dei loro studi si siano occupati del C.S. di Paternò, anch’essi da reclutare con incarico fiduciario.
Da ultimo uno studio che verifichi i movimenti tra le varie zone della città negli ultimi vent’anni . In questo caso lo studio, letto e/o condotto insieme a quello sull’attuazione del PRG, dovrebbe riuscire a fornire anche la tipologia di intervento avutosi, negli ultimi anni, in C.S.
A questo punto, avendo avviato sin dall’inizio il processo della VAS, basterebbe porre in gara l’incarico di supporto al RUP (Il coordinatore del piano) per potere pervenire alla redazione della variante generale al PRG vigente, ma scaduto.
Penso che per la fase di analisi potrebbero bastare tra i ventimila e i trentamila euro, mentre certamente per il supporto al RUP, il Geologo e lo studio agricolo forestale, occorreranno, molto probabilmente, circa centomila euro (all’esito delle gare di appalto per i servizi relativi).
Non mi paiono cifre proibitive per un Comune come Paternò che spende per la festa della Patrona più di centoquarantamila euro l’anno. Inoltre, volendo, si potrebbero spalmare su due esercizi finanziari.
Certamente i problemi sono complessi e nessuno crede che queste righe possano essere risolutive, ma iniziamo a discutere e a verificare queste ed altre ipotesi che ci saranno sul tavolo.
Se un tavolo ci sarà messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale.
Ing. Barbaro Ciatto