Il Parmigiano Reggiano è più forte del Covid: l’export cresce dell’11,9%

Il Parmigiano Reggiano è più forte del Covid: l’export cresce dell’11,9%

Nonostante il Covid e le incertezze sui mercati internazionali, il Parmigiano Reggiano chiude il primo semestre 2020 con segno positivo sia in Italia che all’estero.

I dati emergono da un’analisi del Consorzio di produzione e del Centro ricerche produzioni animali (Crpa). In particolare, se in Italia l’aumento complessivo delle vendite e’ stato pari al 6,1% (34.200 tonnellate contro le 32.000 del semestre precedente), all’estero, l’export e’ cresciuto dell’11,9%. Nei primi sei mesi del 2020, infatti, sono oltre 27.000 le tonnellate del ‘re dei formaggi’ che hanno superato i confini italiani per raggiungere le tavole di tutto il mondo.

Il primo mercato e’ stato la Germania (quota 19,6% su totale export), seguito da Francia (19,5%), Usa (18,2%), Regno Unito (13,5%) e Canada (5%).

Altro dato messo in luce dall’analisi riguarda il formato preferito dai consumatori all’estero, che acquistano perlopiù porzionati e grattugiati, cresciuti rispettivamente del 14,7% e del 14,2%. Calano invece le forme intere che registrano una flessione pari al 5,9%.

“Anche in questo momento di crisi e incertezza il mercato ci ha premiato. I dati dimostrano come la marca forte e ben posizionata verso il consumatore sia stata il vaccino migliore per arginare gli impatti commerciali del Covid”,

commenta Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.

“Ricordiamo aggiunge- che il Parmigiano Reggiano ha ottenuto ottime performance in termini di vendite, ma che sta anche soffrendo di un eccesso di offerta che ha causato un calo dei prezzi ed una conseguente riduzione della remuneratività per le nostre aziende produttrici”.

Per questo “ci stiamo dando da fare per rispondere prontamente alla crisi. Le misure che abbiamo adottato sono sostanzialmente tre. In primo luogo, il Consorzio acquisterà dai suoi 335 caseifici fino a 320.000 forme (160.000 dell’ultimo quadrimestre 2019 e altrettante del primo quadrimestre 2020) cosi’ da riequilibrare il mercato”.

Le forme, continua Bertinelli, “saranno conservate nei magazzini, fatte stagionare più a lungo e reimmesse progressivamente sul mercato quando sarà possibile ottenere una remunerazione adeguata al prodotto”.

Non e’ la prima volta che il Consorzio interviene per ritirare le forme al fine di alzare le quotazioni: era gia’ successo nel 2014-2015.

Ma la novità “e’ che ora il Consorzio non si limiterà a ritirare le forme dal mercato, ma ridurrà ulteriormente le quote di produzione che sono state stabilite per il triennio a venire”, spiega ancora Bertinelli.

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