Sono stati individuati e arrestati i presunti autori del duplice omicidio di sabato scorso a Librino, in cui hanno trovato la morte Luciano D’Alessandro, 48 anni ed Enzo Scalia, 29 anni.
Quattro persone sono rimaste ferite nella sparatoria: Concetto Alessio Bertucci, 31 anni, Martino Carmelo Sanfilippo, 26 anni, Luciano Guzzardi, 56 anni e Riccardo Pedicone, 40 anni.
A finire in manette Carmelo Di Stefano, Roberto Campisi, Santo Tricomi, Antonino Marco Sanfilippo e Martino Carmelo Sanfilippo.
A loro vengono contestati, a vario titolo, i reati di omicidio aggravato, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi e lesioni personali, tutti in concorso e aggravati dal metodo mafioso, al fine di agevolare il clan dei “Cursoti milanesi”.
L’intensa attività di indagine, che si è avvalsa anche di dichiarazioni acquisite nell’immediatezza dagli indagati, ha consentito di ricondurre il duplice omicidio e i tentati omicidi ad una ritorsione conseguente a precedenti contrasti insorti tra organizzazioni criminali contrapposte e segnatamente il gruppo dei “Cursoti milanesi” e il clan “Cappello”.
Secondo quanto emerso, la vicenda ha avuto inizio il 7 agosto, quando Carmelo Di Stefano (resosi responsabile già in passato di gravissimi reati in quanto condannato più volte per associazione di tipo mafioso nonché per detenzione illegale di armi ed omicidio consumato e tentato), elemento di spicco dei “Cursoti Milanesi”, a seguito di contrasti personali insorti nel passato e presenti ancora oggi, ha organizzato una vera e propria spedizione punitiva presso l’esercizio commerciale di Gaetano Nobile (quest’ultimo sottoposto ad indagine), il quale aveva la peggio venendo colpito ripetutamente anche con caschi moto unitamente ad altri due soggetti Luciano D’Alessandro e Concetto Bertucci.
Secondo la Procura, Nobile, al fine di giungere ad un definitivo chiarimento con Di Stefano, avrebbe richiesto l’intervento di soggetti appartenenti al clan “Cappello” e da qui sarebbe scaturito l’incontro dell’otto agosto scorso al quale erano presenti circa 20 persone, tutte a bordo di moto e scooter, nonché la decisione di recarsi nelle zone di pertinenza dei “Cursoti milanesi” per rintracciare Di Stefano e altri partecipanti al raid del giorno prima presso il mini market di Nobile e ottenere spiegazioni su quanto accaduto.
Da quanto appurato il gruppo delle 20 persone giunto all’altezza della strada che conduceva al viale Grimaldi, è stato colpito da numerosi colpi di arma da fuoco esplosi con diverse pistole (non tutte identificate, alcune delle quali sicuramente riconducibili ai calibri 7,65, 9 e 9 corto) dagli indagati che, preventivamente allertati, a bordo di auto e scooter, avrebbero pianificato una contromossa, provocando la morte di D’Alessandro e Scalia, nonché il ferimento di altri soggetti.
L’attività investigativa ha consentito di far emergere la figura di Carmelo Di Stefano, attuale reggente del gruppo mafioso dei “Cursoti milanesi”, il quale, oltre ad aver organizzato ed istigato il gruppo di fuoco, non solo ha guidato la violenta aggressione del 7 agosto ai danni di Nobile, ma avrebbe anche partecipato materialmente all’agguato finalizzata ad uccidere i soggetti ritenuti appartenenti ad un clan rivale.
Di rilievo sicuramente anche il coinvolgimento di uno degli uomini di fiducia di Di Distefano, ossia Martino Carmelo Sanfilippo, emerso come protagonista dell’aggressione violenta ai danni di Nobile, nonché del conflitto a fuoco avvenuto sabato scorso.
L’adozione del provvedimento restrittivo si inquadra in un’ampia strategia di contrasto della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania e dei carabinieri del comando provinciale che ha consentito di prevenire tempestivamente ulteriori iniziative violente poste in essere dai componenti dei due clan, la cui operatività sul territorio e la frizione sono state anche accertate in recenti attività di polizia giudiziaria.