Federico Salvatore torna con un album che omaggia gli Squallor: “Sta luna pare na scorza ‘e limone”

Federico Salvatore torna con un album che omaggia gli Squallor: “Sta luna pare na scorza ‘e limone”

E’ tornato Federico Salvatore, il cantautore napoletano che tra la meta’ e la fine degli anni ’90 ha conquistato l’Italia prima con le divertenti filastrocche di “Azz” in diretta dal Maurizio Costanzo Show e poi con quel brano “Sulla porta”, troppo drammatico e scabroso per la Rai di quei tempi che indirizzo’ la sua carriera lontano dalla tv italiana.

Torna Federico Salvatore, con “Sta luna pare na scorza ‘e limone”, un album omaggio agli Squallor, uno dei progetti musicali piu’ stravaganti della storia della scena musicale italiana pop. Anche l’attività teatrale di Federico Salvatore prosegue spedita e non si e’ mai veramente fermata; “Non ho mai rinnegato quei tempi – dice raggiunto al telefono dall’AGI – ma chi ti viene a vedere a teatro e’ perché proprio ti sceglie”.

Oggi e’ lui invece a scegliere gli Squallor, chiudendo un cerchio che lo ha portato ad essere prima fan (“mi nascondevo i loro dischi dentro le copertine di quelli dei Genesis”), poi collaboratore di Giancarlo Bigazzi, che era il toscano del gruppo, e infine ‘quasi’ cantante della band nel 1996, quando Toto’ Savio venne operato alle corde vocali e aveva un ultimo album da far uscire. “Mi chiese: ‘Federi’, che ne diresti di cantare tu?’, ma Bigazzi rispose per me: ‘Noi stiamo preparando Sanremo, Federico c’ha una carriera, non mischiamo le cose’, Io avrei accettato sicuramente, anche solo per passare alla storia come ultimo cantante degli Squallor, per me sarebbe stata una grande soddisfazione”.

Ventitre’ tracce, sei cover degli Squallor riarrangiate. Il disco “nasce per puro divertimento e tratta volutamente di canzoni sboccate e versi licenziosi, dove le maleparole, specie quelle degli Squallor di quarant’anni fa, vanno giudicate come provocazione a quel perbenismo di facciata di quelli lindi e pinti di fuori ma sporcaccioni dentro”. Federico Salvatore sbarca a Sanremo quando e’ all’apice del successo, da cantautore da due dischi di platino, “Nel ’95 ho fatto tutto l’anno da Costanzo, che aveva intuito il talento e mi blocco’ per un anno con un contratto di esclusiva; poi tra ’95 e ’96 due Festivalbar e naturalmente Sanremo”.

Un punto della carriera che si rivelerà fondamentale: Federico Salvatore viene chiamato da Pippo Baudo, conduttore e direttore artistico di quell’edizione, come outsider che magari rompa un attimo lo schema liturgico del festival, ma Salvatore e Bigazzi si presentano in Rai con ‘Sulla porta’, narrazione in prima persona dell’outing di un ragazzo alla madre, mentre sta, appunto, sulla porta pronto ad abbandonare casa.

A Baudo il brano piace moltissimo “Disse ‘dovete fare assolutamente Sanremo”, e non ti nascondo che io ero sicuro di vincere”. Unico problema, al cantautore viene imposto di sostituire nel testo la parola “omosessuale”: “Fu Bigazzi ad avvisarmi, non so da dove venne la richiesta. Io so che la canzone fu censurata e che successe qualcosa di strano; se vedi le immagini della prima serata, l’inquadratura era tutta per me, luci basse, atmosfera pazzesca, di grande pathos, momento di televisione straordinario; risultato? Ero tra i primi tre.

Poi la seconda sera Bigazzi mi dice ‘e’ successo qualcosa’, cambiano le inquadrature: campo lungo, le immagini sovrapposte dello special guest che era un fisarmonicista. La terza sera, poiché sono un provocatore, io me ne sono fregato della censura e ho detto ‘omosessuale'”. ‘Sulla porta’ dal terzo posto dell’esordio precipito’ in tredicesima posizione e il festival venne vinto da Ron e Tosca con ‘Vorrei incontrarti fra cent’anni’.

Fu anche l’edizione di Elio e le Storie Tese con il cult ‘La terra dei cachi’, che comandano la classifica per tutta l’edizione venendo superati solo in finale; cosa che scateno’ non pochi sospetti, compresi quelli delle autorità che svolsero delle indagini accurate per le quali qualche giorno, dopo la chiusura delle porte del teatro Ariston, per i cantanti si aprirono quelle del palazzo di giustizia di Milano, “Volevano sapere se noi sapevamo di accordi tra il direttore artistico e le case discografiche – racconta Federico Salvatore – ricordo che ci interrogarono in ordine alfabetico e gli ultimi due erano Federico Salvatore e Michele Zarrillo, uscendo dall’aula, che non avevamo niente da dichiarare, mi si avvicina uno che non so chi fosse e mi dice ‘Federico, ti hanno tagliato le gambe, la tua canzone non e’ arrivata tredicesima’”.

“Dai primi tre posti mi hanno sbattuto al tredicesimo; la televisione, davvero, se la conosci la eviti, perche’ capisci quello che c’e’ dietro. Questa cosa quindi mi deluse, andai al Festivalbar con ‘Incidente in paradiso’, ero manovrato, non avevo nessun potere decisionale”. Ma almeno, prosegue, “mi presi la soddisfazione di trattare per la prima volta a Sanremo il tema dell’omosessualità”.
La storia continua, siamo nel 1998, “Mi propongono un progetto cinematografico, volevano che facessi dei cinepanettoni, che a me non interessavano, finche’ non usci’ la possibilità di scrivere un film e mi affiancarono uno sceneggiatore di nome Fausto Brizzi”. “Con lui ho scritto un film dal titolo ‘Senza arte ne’ parte’ che avrebbe dovuto produrre la Medusa.

Era tutto pronto ed io mi sono assentato dalle scene per la preparazione del film racconta – poi per la dipartita improvvisa del direttore amministrativo della Medusa il mio progetto non e’ piu’ stato preso in considerazione. Mi proposi a Rita Rusic e lei mi rispose ‘guarda, purtroppo io sto uscendo con un film di un altro napoletano che ho visto in teatro e mi e’ piaciuto:
Vincenzo Salemme’. Sai quando perdi quei treni?”.

Ma Federico Salvatore decide di insistere accantonando nuovamente “Azz” e presentando in uno show di Gianfranco Funari, di nuovo in Rai, il singolo ‘Se io fossi San Gennaro’, severa critica alle contraddizioni che dominano il capoluogo campano.

Una canzone, anche questa, che non venne presa affatto bene; quella infatti resterà l’ultima apparizione in tv del cantautore. “Io ho avuto tre anni di silenzio che furono una mia scelta, ma da un certo punto di vista – racconta – me la sono voluta perche’ non sfornavo piu’ prodotti adatti alla televisione, canzoni sempre con contenuti molto forti”. E ora la scelta di riproporsi con l’omaggio agli Squallor: “Loro erano dei grandi, se li metti in fila ci sono almeno un paio di miliardi di dischi venduti, sono i maggiori autori della musica leggera italiana degli anni ’60, ’70 e ’80.

Loro erano come i protagonisti di ‘Amici miei’, si riunivano la sera in studio e scrivevano i pezzi per puro divertimento. Io pure l’ho fatto, con grande amore, per divertirmi e fare un disco vietato, nello stile di Federico Salvatore”.

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