“Questo ponte e’ figlio di una tragedia, di un lutto, e le tragedie e i lutti non si dimenticano, non si possono dimenticare”.
E’ quanto afferma l’architetto Renzo Piano nel parlare del nuovo ponte San Giorgio che prende il posto del Morandi.
I lutti, dice alla Stampa, “si elaborano, si metabolizzano, ma restano imprigionati nelle nostre coscienze, non c’e’ niente da fare. E’ qui che allora e’ uscita la forza e l’energia di questo Paese straordinario” dove hanno lavorato “piu’ di mille persone, dai commissari fino ai piu’ modesti manovali”.
E ammette: “E’ stato il piu’ bel cantiere che abbia avuto in vita mia.
E’ stato semplicemente straordinario. Si e’ parlato di miracolo, ma io non credo che si debba parlare di miracoli. Non c’e’ stato nessun miracolo, semplicemente e’ successa una cosa bellissima, che il Paese ha mostrato una parte buona. C’e’ stata una grande competenza, c’e’ stata una grande energia, una grande generosita’: non ho mai visto uno lamentarsi”.
E aggiunge: “Costruire e’ una bellissima cosa, non ci vuole un miracolo ma un po’ di magia si’, perche’ costruire e’ partire da qualcosa che non ha forma e dargli forma.
Costruire e’ l’opposto di distruggere, e’ edificare. Costruire un ponte, poi. I muri non bisognerebbe costruirli, i ponti si’, farne tanti”. E “costruire un ponte – conclude – e’ un gesto di pace”. Infine il suo augurio che e’ anche una speranza: “Vorrei che questo ponte fosse visto cosi’, di ferro e aria. Questo ponte e’ stato costruito in acciaio ma e’ stato forgiato nel vento. Adesso il ponte e’ vostro, lunga vita al ponte Genova San Giorgio” conclude l’architetto genovese.