Catania, inchiesta ‘Fake credits’: 2 professionisti dai domiciliari al carcere. Falsità anziché collaborazione

I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della Procura, hanno dato esecuzione a un provvedimento – emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo – di custodia cautelare in carcere nei confronti di 2 professionisti, nell’ambito di un’ampia e articolata attività d’indagine a contrasto dei reati tributari.

In particolare, le Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno condotto in carcere:

Antonio Paladino (cl. 1963), commercialista, Presidente dell’Associazione Datoriale Confimed Italia e Gaetano Sanfilippo (cl.1977), dipendente dello Studio Professionale “Paladino”, diretto collaboratore di Paladino in Confimed Italia.

Per entrambi, si tratta dell’aggravamento della misura cautelare degli arresti domiciliari che era stata concessa – a seguito dell’iniziale misura restrittiva in carcere – in considerazione della presunta volontà di collaborare alle indagini e alle dichiarazioni rese dai due professionisti al Pubblico ministero in sede di interrogatorio.

Le successive attività di riscontro, svolte dalla Procura e dalla Guardia di finanza di Catania, hanno permesso però di evidenziare la falsità delle dichiarazioni rilasciate da Paladino e Sanfilippo: dichiarazioni volte, da un lato, ad alleggerire la propria posizione e, dall’altro, ad addossare la responsabilità delle operazioni fiscali fraudolente ad altri soggetti, allo stato estranei ai fatti.

Da qui la richiesta del P.M., accolta dal G.I.P., di applicazione della custodia cautelare in carcere per Paladino e Sanfilippo, al fine di evitare che i due indagati possano inquinare il quadro probatorio.

L’attività svolta da questa Procura e dalla Guardia di finanza è la prosecuzione dell’indagine nota come “Fake credits” che ha portato, nello scorso mese di luglio, all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 30 persone, indagate per associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata di reati tributari: al riguardo, si evidenzia che l’attività investigativa ha già avuto un’importante conferma della solidità dell’impianto accusatorio da parte del Tribunale del Riesame, che, a fronte della richiesta di liberazione da parte di due indagati, ha invece confermato le misure restrittive.

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