“Parlando di mafia si ricordano facilmente quei personaggi storici e famosi che della lotta ai clan hanno fatto la propria ragione di vita fino all’estremo sacrificio.
Però ci sono tanti e tanti uomini delle forze dell’ordine che spesso non si menzionano ma che hanno lasciato i propri cari molto, troppo presto.
Oggi parliamo di #GiovanniLizzio, ispettore della Squadra Mobile di Catania, nato nella città etnea nel 1945 e ivi barbaramente ucciso da #CosaNostra il 27 luglio 1992; oggi ricorrono i 28 anni della sua uccisione”.
Lo scrive su Facebook, Andrea Cecchini, segretario nazionale di Italia Celere.
“Riferimento per colleghi, magistratura e cittadinanza, Lizzio dedicò la sua attività lavorativa alla lotta alla mafia, lavorando anche nel nucleo anti-racket che lui stesso coordinava per arginare il fenomeno del ‘pizzo’ pagato dai commercianti ai clan #Cappello e #Santapaola – sottolinea – Così, dopo una serie di illustri arresti, il 27 luglio del ’92 Giovanni Lizzio fu ucciso, precisamente 8 giorni dopo la strage di via D’Amelio”.
“Vogliamo ricordare così Giovanni Lizzio, un’altra vittima di mafia, uno dei tanti eroi silenti di questo Paese, un poliziotto che per il suo Giuramento ha lasciato moglie e due figlie”, conclude.