Inaspettata per la sua gravità, la sentenza di condanna per falso in atto pubblico – con relativa pena accessoria dell’interdizione per 5 anni – di 26 impiegati tra vigili urbani e ausiliari del traffico, ha scosso non poco il Palazzo comunale di Adrano.
L’interdizione dai pubblici uffici inflitta dal giudice – per il massimo di 5 anni – così come la pena detentiva (tra i tre anni e i tre anni e mezzo) restano sospese in attesa che la sentenza passi in giudicato. I vigili e gli ausiliari condannati attendono con ansia l’esito del processo d’appello nella speranza che in secondo grado la sentenza venga riformata o vada in prescrizione.
L’ipotesi di una conferma della condanna in secondo grado e del ‘sigillo’ in Cassazione viene vissuta come un incubo dagli interessati, ben consapevoli di rischiare il posto di lavoro.
Il Comune di Adrano, costituitosi parte civile al processo (avvenne durante la sindacatura Ferrante), rischia la decimazione quasi totale del Corpo di Polizia Municipale.
L’amministrazione comunale – lo ricordiamo – aveva avviato il provvedimento disciplinare nei confronti degli impiegati convolti nella vicenda, poi sospeso una volta iniziata la fase giudiziaria. La sospensione resta in atto fino a quando la sentenza non passa in giudicato.
“L’amministrazione attende l’esito degli altri gradi di giudizio, – commenta al Corriere Etneo il vice sindaco, avv. Giuseppe Currao – chiaramente questa condanna ci allarma. L’unica possibilità che mi dà la legge in questo momento, in via cautelare, è lo spostamento in altre mansioni. Non siamo obbligati a farlo ma ne avremmo la facoltà. Non ho ancora parlato con il sindaco, non credo si voglia percorrere questa strada”.
Con una nota, diffusa ieri, gli avvocati difensori degli imputati preannunciano il ricorso in appello e sottolineano alcuni punti della appena conclusa fase processuale di primo grado:
“I nostri assistiti – si legge – si sono sempre protestati innocenti ed estranei ad ogni accusa: malgrado siano state utilizzate, nel corso delle indagini, strumenti investigativi quali intercettazioni telefoniche, indagini patrimoniali ed altro, nulla è emerso.
Non è stato nemmeno possibile provare un collegamento, un rapporto amicale o parentale tra chi guidava quelle macchine ( e quindi sarebbe stato beneficiato delle falsificazioni delle multe) e qualcuno degli appartenenti al Corpo della Polizia Municipale di Adrano.
Unico indizio contrario, all’esito delle indagini, è stato quello di una consulenza grafologica che avrebbe individuato, sempre con molte indecisioni e improbabilità, chi avrebbe manipolato i verbali delle contravvenzioni.
“La difesa – continua la nota – ha presentato una opposta consulenza grafologica che smentiva e confutava le conclusioni della prima. Abbiamo provato, portando testimoni, che i verbali, dopo il servizio di ciascuno dei vigili o degli ausiliari del traffico, venivano portati in Comando e lasciati sul tavolo.
Chiunque avrebbe potuto toccarli e modificarli. I nostri assistiti sono certi di avere operato sempre correttamente e sono fiduciosi che la Giustizia, alla fine, saprà leggere e valutare le loro storie. Noi difensori aspettiamo adesso le motivazioni della sentenza e poi proporremo appello”.
Solidarietà umana ai 26 vigili urbani del Comune di Adrano viene espressa dall’ex sindaco Fabio Mancuso.
“Tale solidarietà – scrive Mancuso – non ci esime, però, dal manifestare sconcerto per l’intera vicenda, torbida e sorprendente… Siamo completamente fiduciosi della Magistratura, inquirente e giudicante, affinché si faccia completa chiarezza… Per Adrano sicuramente rappresenta un’altra tegola che cade sul capo dei cittadini, già scoraggiati e frastornati da un’Amministrazione comunale inerte e passiva”.