“Per noi la riapertura delle scuole è fondamentale. Ma in piena sicurezza. Abbiamo fatto un primo passo importante con l’accordo sulle linee guida con Regioni, Province e Comuni, guai a immaginare divisioni su un tema che interessa milioni di famiglie”.
Lo afferma Roberto Speranza, ministro della Salute, in un’intervista a ‘Il Messaggero’.
Anche in caso di una nuova impennata del virus, il ministro assicura: “Le scuole riapriranno. Sono fiducioso, lavoreremo per garantire da una parte il ritorno alle lezioni, dall’altra la sicurezza. Abbiamo previsto un altro miliardo di euro per la scuola per trasformare questa crisi in una opportunità.
Bisogna recuperare ciò che di buono c’era in passato e che si è perso negli anni Novanta: un rapporto sistemico tra le scuole e i dipartimenti di prevenzione delle Asl.
Scuola e Sanità devono lavorare insieme”. Per quanto riguarda le misure, Speranza spiega che “sarà garantita, come richiesto dal Comitato tecnico scientifico, la distanza di un metro tra gli studenti. Gli investimenti serviranno per il personale e anche a reperire locali laddove siano insufficienti. Dovremo evitare gli assembramenti anche con ingressi scaglionati se necessario”.
Quanto alle mascherine nelle aule, aggiunge: “Oggi, ricordiamolo, è in vigore un Dpcm che prevede l’uso delle mascherine nei luoghi al chiuso aperti al pubblico. Dai sei anni in su. Due settimane prima dell’inizio delle lezioni valuteremo la situazione con il Cts, studieremo i numeri dell’epidemia.
E potremmo pensare anche a provvedimenti differenti da regione a regione”. Sul fronte tamponi, “stiamo lavorando su due idee del Cts: test sierologici al personale prima della riapertura; tamponi molecolari a campione durante l’anno scolastico. Vorrei far passare un messaggio: la scuola è la priorità assoluta, lavoreremo con tutte le energie per la riapertura in sicurezza”.
In merito agli attuali focolai, Speranza, sottolinea: “I focolai ci dicono due cose: che il virus non è scomparso, ma anche che abbiamo nelle regioni un sistema di monitoraggio più rapido ed efficace che ci consente di individuare i problemi.
Ora conosciamo meglio il nemico, a febbraio il nostro personale sanitario inevitabilmente non lo conosceva. Ora possiamo combatterlo meglio. Stiamo cercando il virus, anche con i test sierologici, questo ci aiuterà”. Inoltre, aggiunge il ministro, “gli italiani, contro ogni stereotipo, hanno dimostrato grande maturità e affrontato enormi sacrifici durante il lockdown, così la curva dell’epidemia si è abbassata.
Ora è stazionaria, bisogna proseguire con il rispetto delle regole essenziali come il distanziamento, l’utilizzo delle mascherina e l’igiene delle mani. Ma più che in un approccio securitario, io credo in quello della persuasione dei cittadini. Sta passando un messaggio che il virus è vinto, non è così. Faccio un appello a tutti, dobbiamo vincere questa sfida.
Per me non lo si fa mettendo un agente delle forze dell’ordine a controllare ciascun cittadino”. Quanto al vaccino, Speranza afferma: “L’Italia è nel cuore della sfida. Con Germania, Francia e Olanda abbiamo investito sul candidato vaccino più promettente, sviluppato dall’Università di Oxford, con la multinazionale AstraZeneca, che vede protagoniste eccellenze italiane (il vettore virale viene da Pomezia, e l’infialamento avverrà ad Anagni).
Sono 400 milioni di dosi, 60 prima della fine del 2020.
Se si rivelerà efficace, le prime dosi andranno a personale sanitario, anziani e soggetti fragili. Ovviamente, non c’è ancora certezza del risultato e stiamo valutando anche altri vaccini, con la Commissione europea, che saranno pronti nel 2021. Il vaccino è la vera soluzione a questa pandemia – conclude Speranza – se arriverà, in tempi che non hanno precedenti per rapidità, gli italiani lo avranno e lo avranno gratuitamente”.