L’edilizia potrebbe rivelarsi la carta vincente per una svolta decisiva nel mondo del lavoro catanese.
Ma dei 206 interventi previsti nel Patto per il Sud, destinati all’Area Metropolitana di Catania, per un totale di 403 milioni di euro, non sono noti gli esiti per l’84% dei casi. A segnalare il fatto sono la Cgil e la Fillea Cgil, le quali ritengono che i lavori del “Patto”, sin dal 2016, avrebbero potuto riqualificare in maniera mirata ed indifferibile la città di Catania.
Cgil e Fillea da molti anni segnalano la necessità di investire sul settore delle costruzioni per guardare al rilancio dell’economia locale per intervenire con operazioni edilizie trasparenti e di rilancio, lì dove serve e con modalità e costi spesso già previsti da progetti finanziati. Secondo il sindacato degli edili, applicando le tabelle di calcolo sull’incidenza minima della manodopera attiva 12 mesi su 12 e a tempo pieno, sarebbero 637 i lavoratori da impiegare nel Patto, “ma in verità, il numero dei lavoratori edili realmente occupabili nelle attività ordinarie del settore sarebbe di almeno 1000 o 1250 unità. Ciò accadrebbe se dovessimo utilizzare il metodo previsionale usato da altre qualificate centrali associative”.
In sintesi, “ad ogni posto di lavoro in più, in edilizia corrispondono 4 posti di lavoro nell’indotto – hanno detto il segretario generale della Camera del Lavoro, Giacomo Rota, e il segretario generale della Fillea Cgil, Giovanni Pistorio- La stima complessiva è che nel solo indotto potrebbero essere occupati 4.000 nuovi addetti.
Questo rappresenterebbe una grande boccata d’ossigeno in un tessuto sociale per anni piegato dalla crisi e nel quale il vivere di comunità è continuamente sul punto di venire meno”.
Ma la realtà racconta una storia diversa. Tra il 2009 e il 2019 si sono persi nella sola edilizia catanese, e senza considerare l’indotto nel territorio provinciale, ben 11685 posti di lavoro; 95.231.409 euro di massa salariale e 1755 aziende al netto del turn over Se si analizzano i numeri dal Giugno 2020 e dunque nella prospettiva post COVID 19, il recente blocco delle attività , nonostante il settore dei lavori pubblici ne fosse parzialmente interessato a differenza dei lavori di edilizia privata le cui attività sono state interrotte, ha segnato ancora di più il settore.
La massa salariale nel mese di marzo 2019 era pari a 5.418.033 euro mentre a marzo 2020 è stata di 2.841.513 in pratica si è quasi dimezzata. Il mese di aprile 2020 viene considerato “catastrofico” dalla Cgil e dalla Fillea così come sono da considerare altrettanto catastrofici i primi dati relativi a maggio 2020. Ad aprile 2019 infatti gli addetti erano 4453 mentre ad aprile 2020 gli addetti attivi sono stati 3212, con una riduzione della massa salariale nello stesso periodo che passa da 5.604.160 a 905.138.