Spesa, rincari alimentari dopo il lockdown: il record va a Caltanissetta (+6,4%)

Spesa, rincari alimentari dopo il lockdown: il record va a Caltanissetta (+6,4%)

Mentre l’Italia, per via del lockdown, è teoricamente in deflazione, con un’inflazione pari nel mese di maggio a -0,2%, il cibo, il solo realmente acquistabile anche prima della riapertura generale dei negozi, subisce rincari pesanti del 2,6%, con una maggior spesa annua di 145 euro per una famiglia media, 195 per una coppia con 2 figli, 175 per una coppia con 1 figlio, 95 per un pensionato con più di 65 anni.

Lo rileva l’Unione nazionale consumatori che ha stilato la classifica delle città e delle regioni che hanno registrato i maggiori rincari annui per quanto riguarda i prodotti alimentari, gli unici che durante l’emergenza Covid sono stati effettivamente venduti, subendo pesanti rincari. La città con i maggiori rincari alimentari è Caltanissetta, +6,4% su base annua, due volte e mezzo la media italiana, pari a +2,6%, città già in testa alla classifica di aprile con +5,7%.

Al secondo posto, come lo scorso mese, Trieste, (+5,1%, era +5,3%) e al terzo Avellino e Trapani (+4,7% per entrambe).

Le più risparmiose Siena, +0,2%, la città più virtuosa anche in aprile, a pari merito con Arezzo e Modena (+0,2%), segue al secondo posto Bologna (+0,3%) e al terzo Reggio Emilia (+0,4%).

Per quanto riguarda le regioni, il cibo più caro, in termini di aumento dei prezzi, si trova in Basilicata, +3,9%.

Seguono Umbria, Lazio e Calabria (+3,4% per tutte), al terzo posto Campania e Sicilia (+3,3%). La regione migliore, l’Emilia Romagna, con un rialzo dei prodotti alimentari dello 0,9 per cento, poi Valle d’Aosta (+1,5%) e al terzo posto Veneto (+1,9%).

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