Non ‘decolla’ il turismo in Sicilia. Il settore invece è tra quelli più esposti alla crisi legata all’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia.
Complice la maggiore dipendenza dalla domanda estera, ma anche i limiti imposti alla circolazione tra regioni in vigore sino all’inizio di giugno e il tempo necessario perché i turisti possano nuovamente trovare la voglia di viaggiare, il comparto si trova in affanno e i costi per adeguare le strutture alle misure imposte per il distanziamento sociale rischiano di dare il colpo di grazie alle imprese, perché “amplificheranno le difficoltà delle imprese per la stagione estiva 2020, periodo in cui si concentra circa il 60 per cento delle presenze”.
A indicare la dimensione della crisi è il tradizionale rapporto della Banca d’Italia sulla condizione dell’economia regionale elaborato dalla sede di Palermo e presentato oggi.
Già nel 2019 il traffico di passeggeri negli aeroporti siciliani ha rallentato al 3,1 per cento (dal 5,0 dell’anno precedente) e se l’andamento è stato migliore nello scalo di Palermo, quelli di Comiso e Trapani hanno registrato una riduzione significativa del numero di collegamenti. Anche la crescita del traffico marittimo di passeggeri si è più che dimezzata nello scorso anno (4,1 per cento), risultando solo leggermente più elevata nel comparto crocieristico.
Sul fronte del traffico mercantile si registra il segno meno, con una diminuzione in misura analoga sia per i prodotti petroliferi (greggio e raffinati, che hanno rappresentato oltre il 60 per cento del volume totale) sia per le altre merci.
“Secondo gli ultimi dati disponibili, nei primi quattro mesi del 2020 il traffico aereo di passeggeri è diminuito di oltre la metà rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – si legge nel rapporto Bankitalia -, in linea con la media nazionale; il calo è stato concentrato nei mesi di marzo e aprile in connessione con il diffondersi dell’emergenza sanitaria e i provvedimenti di limitazione del traffico adottati dalle autorità statali e regionali”.