“Un confronto surreale e vergognoso che ha negato ogni elemento di garanzia previsto dal regolamento regionale”: è la sintesi assai adirata del congresso online del Pd di Paternò fatta dai sostenitori della mozione Giudice.
Diciamo subito che la piattaforma Zoom ieri sera ha ‘partorito’ l’elezione a segretario cittadino del Pd il dott. Salvatore Leonardi, espressione del gruppo dem che a Paternò ha tra i propri rappresentanti Filippo Sambataro (il presidente del Consiglio comunale sospeso dal Prefetto dopo la vicenda giudiziaria che lo ha portato ai domiciliari), Aldo Governa e Barbara Conigliello.
E’ l’area dei sostenitori del sindaco Nino Naso che ha avuto dal segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo il placet perché sia saldata fino alla fine questa alleanza con la maggioranza di sinistra/destra che appoggia il sindaco. Un’operazione attesa da tempo per la cui riuscita – sostengono in molti – si è speso in prima persona lo stesso Raffale Lombardo, faro politico di Nino Naso.
Andiamo al congresso online: davanti alle telecamere della piattaforma utilizzata per lo svolgimento dei lavori ieri sera è apparso subito chiara la ferma volontà dei sostenitori di Leonardi di chiudere la pratica quanto prima possibile.
“Una delle tesserate – racconta uno dei partecipanti – ad apertura dei lavori, si è presentata dicendo nome e cognome e aggiungendo subito …e voto il dott. Leonardi come segretario. Come tanti altri era stata istruita per andare subito al risultato senza tenere conto del dibattito.
“Ad un certo punto, da una delle stanze di Zoom sono sfilati una trentina di persone: dicevano il proprio nome e cognome e poi quello del segretario Leonardi. Truppe cammellate in versione elettronica”.
Nel comunicato, inviato già ieri sera agli organi di stampa, il gruppo tagliato fuori dal congresso quale maggiore responsabile del disastro congressuale indica il Garante nominato dalla Commissione provinciale e gli attribuisce una serie di violazioni: Non ha fatto presentare le liste dei candidati al direttivo di circolo; non ha identificato gli iscritti che avevano diritto all’elezione; non ha messo a votazione la modalità di votazione del direttivo; non ha garantito la libertà di intervento a tutti gli iscritti previsti dall’art.7 comma 7; ha inserito nel seggio della commissione elettorale un soggetto non iscritto al circolo cittadino; ha espulso dalla votazione arbitrariamente e senza darne motivazione tre candidati della mozione Giudice che così non hanno potuto partecipare alla discussione e al voto.
Per l’opposizione interna l ’elezione di Leonardi, tutt’altro che unitaria, è la consacrazione della linea politica di una componente forte dentro il partito democratico paternese che ha come unica preoccupazione quella di sostenere la giunta Naso, appoggiata dalla destra e di chiaro stampo populista.
“Grazie alla coraggiosa presentazione della mozione Giudice – si legge nella nota polemica post-congressuale dei sostenitori di Giudice – sono emerse le contraddizioni di un partito che ha bisogno di un vero e proprio rinnovamento per un reale spazio di partecipazione e di democrazia, per tutti coloro che si ritrovano nei valori del PD”.
“Ieri sera – spiega in sintesi al Corriere Etneo uno dei tesserati espulsi dal dibattito – è stato sancito in maniera chiara chi sono loro e chi siamo noi. La città di Paternò li condannerà: la sinistra è un’altra cosa”.