Catania, falsi invalidi: interrogati i medici coinvolti. Blancato e Rizzo restano in carcere, domiciliari confermati per Pennisi e Sambataro

Il sale grosso o addirittura il peperoncino nelle ferite per far infiammare la gamba amputata e potere ottenere il massimo dell’invalidita’… diceva anche questo ai suoi pazienti il dottore Giuseppe Blancato intercettato dai carabinieri, il medico che curò Nitto Santapaola (assolto per questa accusa), finito in carcere nell’inchiesta “Esculapio” su presunte truffe per l’ottenimento di pensioni di invalidità ed accompagnamento.

Oggi dinanzi al gip, Blancato ha spiegato che quelle parole erano “estemporanee, non sottese a volontà precise”, insomma “parole in liberta’” che non hanno per nulla convinto il giudice nell’interrogatorio di garanzia tanto che il gip ha deciso di confermare la misura cautelare e dunque il carcere.

Carcere pure per Nino Rizzo: le spiegazione date ad alcune frasi intercettate, come per esempio quella di andare dinanzi ai giudici della commissione dell’Inps con “pannolone anche se non vi era necessità”, o di “aumentare la dose di un ansiolitico per essere vicini a uno stordimento”, in prossimità della visita per l’ottenimento dell’accompagnamento, non hanno convinto il giudice.

Rizzo ha tirato in ballo anche una normativa dell’Inps che riguardava il gettone di presenza pagato in occasione del diniego di una pratica di invalidità per gli specialisti dell’istituto di previdenza e di alcuni accorgimenti che i medici prendevano con i loro assistiti per aggirare l’ostacolo ed ottenere le indennita’.

Rizzo e Blancato sono rimasti tutti e due a piazza Lanza malgrado la richiesta dei loro rispettivi avvocati, Dario Riccioli e Benito Randazzo.

Posizione meno grave per il facente funzioni del dipartimento di salute mentale, lo psichiatra Carmelo Zaffora che dinanzi al gip ha parlato con carte alla mano. Il suo legale l’avvocato Mario Brancato ha annunciato che chiederà la revoca della misura cautelare perché il suo assistito “ha chiarito con documenti non con chiacchiere sostenendo che le sue certificazioni sono assolutamente veritiere e ciò risulta in maniera chiara da una serie di certificazioni antecendenti e quindi in epoca non sospetta”.

Per gli altri due medici ai domiciliari, Sebastiano Pennisi, fisiatra all’Asp, difeso da Enzo Di Mauro, e il presidente (sospeso) della Consiglio comunale di Paternò, Filippo Sambataro, cardiochirurgo alla Morgagni, difeso dall’avvocato Turi Liotta, l’interrogatorio di garanzia ha confermato l’impianto accusatorio e restano anche loro ai domiciliari. Pennisi si è difeso dicendo che quel certificato non era falso.

Mentre Sambataro ha spiegato che le certificazione che lui ha sottoscritto rispecchiavano quello che lui vedeva. E in molti casi i suoi pazienti erano in sedia a rotelle.

Ha chiarito la sua posizione anche la dottoressa Innocenza Rotundi (detta Barbara) che il gip Luigi Barone ha sospeso per un anno dall’attività medica. “La mia assistita – ha spiegato l’avvocato Attilio Floresta – ha spiegato che la Ctu redatta era assolutamente giustificata dalle certificazioni esibite dalle precedenti valutazioni dell’Asp e dell’Inps e dall’esame oggettivo del paziente”.

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