L’Anas, costituitasi parte civile nel processo “Buche d’Oro”, a Catania, ha chiesto un risarcimento danni da 10 milioni di euro. Mercoledì il gup ha condannato col rito del patteggiamento con pene da un anno e nove mesi a quattro anni, cinque dipendenti e due imprenditori.
Per altri sei indagati si procede invece col rito ordinario.
Anas è infatti risultata parte offesa e danneggiata in relazione ai delitti contestati nella richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura che fanno riferimento a un sistema corruttivo posto in essere in concorso da dipendenti Anas e imprenditori, finalizzato a garantire controlli accomodanti nella fase esecutiva dei lavori svolti in difformità a quanto previsto dal contratto, a fronte di corrispettivi in danaro.
La richiesta di risarcimento è stata formulata tenendo conto del danno, patrimoniale e d’immagine, subito dalla Societa’ in conseguenza dei fatti illeciti contestati ad imprenditori, imprese e dipendenti infedeli che, con le loro condotte, hanno intaccato l’immagine e la credibilità di Anas.
Immediatamente dopo gli arresti nel 2019, Anas aveva avviato le procedure amministrative per l’accertamento delle responsabilità dei soggetti coinvolti e l’adozione dei necessari provvedimenti, sospendendo nell’immediato con blocco degli emolumenti mensili i dipendenti coinvolti, per avviare subito dopo le procedure di licenziamento, ormai divenute esecutive.