Coronavirus e Teatro, il regista adranita La Delfa coordina il progetto per il sostegno sociale: in scena per vincere i traumi post-quarantena

“L’OMS e il Ministero della Salute hanno recentemente pubblicato notizie sugli effetti psicologici della quarantena e del post pandemia da Covid-19: paure, perdite di controllo, stigma sociale per soggetti particolarmente vulnerabili.

Parliamo di anziani, stranieri, individui con predisposizioni psicologiche, nonché conseguenze ‘di ritorno’ per i soggetti che sono (stati) in prima linea nel combattere la pandemia (infermieri, medici, sanitari in generale) e di conseguenza visti come possibili “untori” dalla gente comune.

Il Teatro sociale potrà essere nei prossimi mesi uno strumento importante di inclusione, partecipazione ed integrazione sociale”.

Ad esserne convinto è l’adranita Pascal La Delfa, drammaturgo, regista, docente e conduttore di laboratori teatrali, presidente dell’associazione “Oltre le Parole” di Roma, capofila di un progetto dell’Unione europea (www.restore-project.com) partito a fine 2019 – quanto mai attuale in questo momento – il cui obiettivo è definire a livello europeo ambiti, metodologie e competenze degli operatori di Teatro sociale per combattere il rischio dell’esclusione sociale.

L’associazione, fondata nel 2003, ha messo a disposizione i suoi esperti per realizzare dei progetti di “teatro nel sociale” (www.teatrocivile.it) nel territorio in nell’immediato, per aiutare i soggetti più vulnerabili nel superare le paure e le difficoltà post-quarantena ed evitare discriminazioni e isolamenti: il tutto attraverso le arti e il teatro in particolare. Una risposta a chi pensa che il teatro e l’arte sia solo mezzo di “divertimento”, un’opportunità per alcuni lavoratori dello Spettacolo di rimettersi in gioco approfondendo le proprie competenze: il teatro è sociale.

Teatro sociale, “mission” operatori. Sono tanti gli operatori di teatro nel sociale, esperti proprio in situazioni dove l’integrazione è più difficile, dove il combattere i luoghi comuni diventa fondamentale per la convivenza, dove l’integrazione può essere (ri-)attivata affrontando attraverso la pratica teatrale. Paure che possono essere superate grazie ad una formazione specifica.

Non (solo) performance “per” ma “con” i soggetti interessati, così come numerose esperienze testimoniano in Italia nelle popolazioni colpite da disastri naturali, a partire dal terremoto del Friuli del 1976 e arrivando fino a l’Aquila e Amatrice.

Il teatro diventa un “laboratorio” dove sublimare lo sgomento e il disorientamento, e superare le barriere psicologiche che si auto-costruiscono quando la paura diventa incomprensibile, ingestibile. Gli operatori di teatro nel sociale sono professionisti che lavorano in questo ambito, spesso in staff insieme ad altri professionisti (psicologici, educatori, assistenti sociali) e utilizzano proprio la loro competenza nel settore frutto di studi specifici, oltre che di competenze artistiche.

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