Coronavirus, i vaccini allo studio sono 118 nel mondo: almeno un anno perché sia pronto

Non si ferma la corsa al vaccino anti-Covid. Al 15 maggio L’Organizzazione mondiale della sanità ha censito in tutto il mondo 118 candidati vaccini, di cui una decina in fase di sperimentazione clinica.

A fare il punto è l’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani. Si tratta di: vaccini a virus, nei quali si utilizza direttamente il virus dopo averlo attenuato o inattivato; è una tecnologia con la quale si realizzano molti vaccini, tra cui quelli per morbillo e poliomielite; vaccini basati sugli acidi nucleici (Dna o Rna), nei quali si utilizzano le informazioni genetiche di una proteina del virus, di solito la proteina spike che si trova sulle punte della corona del virus; vaccini a vettore virale, nel quale si utilizza un virus innocuo per l’uomo, ingegnerizzato in modo tale da trasportare le proteine del virus contro il quale si vuole sviluppare l’immunità; vaccini basati su proteine.

Dalle informazioni pubbliche disponibili risultano attualmente in fase clinica i seguenti candidati vaccini: Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) – Moderna Therapeutics (Usa); Accademia di Scienze Mediche Militari di Pechino – CanSino Biologics (Cina); Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) – Inovio Pharmaceuticals (USA); Shenzhen Geno-Immune Medical Institute (Cina, due candidati vaccini); Università di Oxford (Gran Bretagna); Sinovac Biotech (Cina); Beijing Institute of Biological Products/Wuhan Institute of Biological Products (Cina); BioNTech/Pfizer (Germania) Symvivo (Canada). L’Oms ha recentemente lanciato un trial randomizzato internazionale dei candidati vaccini, denominato Solidarity Vaccine Trial, con l’obiettivo di coordinare, per i tanti candidati vaccini in fase di sviluppo, la valutazione della loro sicurezza ed efficacia, in un’ottica di cooperazione internazionale e di equità di accesso.

Lo Spallanzani collabora con la società italiana ReiThera, che sta lavorando alla realizzazione di un vaccino a vettore virale; i primi test sull’uomo sono previsti nel mese di luglio.
Sulla base delle informazioni al momento disponibili e dell’esperienza precedente sui tempi di sviluppo dei vaccini, l’Ema (European Medicine Agency) stima che potrebbe essere necessario almeno un anno prima che un vaccino contro Covid-19 sia pronto per essere approvato e sia disponibile in quantità sufficienti per consentirne un utilizzo diffuso. Negli Stati Uniti il Governo Federale ha annunciato un progetto, denominato ‘Operation Warp Speed’, finalizzato a ridurre drasticamente i tempi di sviluppo di un nuovo vaccino, in modo da averne a disposizione per tutti i cittadini americani (circa 300 milioni di dosi) entro la fine dell’anno o all’inizio del 2021. Il progetto, al quale partecipano società farmaceutiche, agenzie federali e strutture militari, prevede che il rischio finanziario di fallimento dei candidati vaccini che faranno parte del progetto sarà sostenuto dai contribuenti e non dalle società farmaceutiche.

In attesa che si arrivi ad un vaccino specifico, si stanno testando vaccini vecchi di decenni, realizzati con virus vivi attenuati, sulla base dell’ipotesi che possano influenzare il sistema immunitario al di là della risposta al patogeno specifico per il quale sono stati realizzati, e fornire una protezione ad ampio spettro contro le malattie infettive. Il primo di questi vaccini è il Bcg (Bacillus Calmette-Guérin), che esiste da cento anni ed è tuttora il vaccino base contro la tubercolosi; sono oltre venti i centri di ricerca e le università in tutto il mondo che stanno testando proprio questo vaccino come possibilità per ridurre il rischio di contrarre Covid-19. In Sud Africa è stato avviato un trial clinico su un campione di 500 operatori sanitari, a metà dei quali verrà somministrato il vaccino Bcg ed all’altra metà un placebo. E in Germania in uno dei test su nuovo candidato vaccino contro la tubercolosi, denominato VPM1002 e basato sul Bcg, si sta verificando la sua potenziale efficacia contro il Sars-CoV-2. Negli Stati Uniti invece un gruppo di ricerca guidato da Robert Gallo, uno degli scopritori del virus Hiv, prevede di verificare l’efficacia contro il coronavirus del vaccino orale Opv contro la poliomielite, messo a punto da Albert Sabin nel 1957.

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