La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di un catanese di 42 anni, indagato per il reato di abuso sessuale continuato su minore degli anni 14, commesso in qualità di convivente della madre della vittima, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare in carcere eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Verga.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno evidenziato come l’uomo avesse posto in essere turpi comportamenti nei confronti della figlia dodicenne della convivente, già da quando quest’ultima aveva l’età di nove anni circa.
In particolare, è necessario comprendere come la bambina sia venuta a trovarsi in una situazione di estremo disagio, le cui cause sono originariamente da addebitare alla separazione dei genitori che intrattenevano pessimi in quanto la madre continuamente denigrava il padre agli occhi della figlia ingenerandole una naturale avversione nei confronti di quest’ultimo.
La donna, come anche l’ex marito, ha poi allacciato una nuova relazione sentimentale con l’indagato decidendo di convivere con lui nella stessa abitazione unitamente ai suoi tre figli, una femmina e due maschi, uno dei quali minorenne.
La bambina era inizialmente felice della nuova situazione familiare venutasi a creare a differenza del fratello che, invece, aveva preferito abbandonare l’abitazione ed andare a vivere con il padre a causa dell’intolleranza che nutriva nei confronti del nuovo compagno della madre.
Ben presto però l’uomo aveva iniziato a porre in essere atteggiamenti disdicevoli nei confronti bambina di nove anni “… mi abbracciava forte …” fino a quando, nell’estate successiva l’indagato – approfittando della circostanza che egli indossava un paio di pantaloncini a larghi gambali – subdolamente chiedeva alla minore di grattargli le gambe e di spingersi fino alle sue parti intime.
Al rifiuto della bambina l’uomo le aveva detto “… no, così impari! …”, afferrando la mano della giovane vittima e dirigendola sul proprio organo genitale, facendosi masturbare sino all’eiaculazione.
Da quel momento in poi gli abusi, che compiva all’insaputa della madre della minore e dei fratelli, quando questi erano assenti o si trovavano al piano superiore dell’abitazione, si erano susseguiti con regolarità ed avvenivano anche in un’abitazione di campagna dove l’uomo, con la scusa di raccogliere frutti, portava con sé la bambina con l’abietto proposito di sottoporla a violenze sessuali.
In una di queste occasioni infatti l’uomo attirava l’attenzione della bambina, facendosi trovare nudo mentre si stava masturbando e la costringeva, inoltre, a vedere delle immagini sul proprio telefonino che ritraevano la madre insieme ad un uomo di colore entrambi nudi su un letto, nonché il video di un rapporto sessuale tra lui stesso e la madre.
Purtroppo innumerevoli sono stati gli episodi nei quali l’uomo ha abusato sessualmente della bambina, toccandola nelle parti intime mentre dormiva sul divano, oppure mentre con lei si trovava in piscina.
Lo stato di soggezione e di preoccupazione, accresciuto dalla consapevolezza che l’uomo deteneva una pistola, non ha tuttavia impedito che la bambina si confidasse con la figlia maggiorenne dell’indagato che, tra le lacrime, confessava alla minore di essere stata, a sua volta, anche lei vittima degli stessi abusi da parte del padre e cercava di rassicurare la bambina dicendole che avrebbe potuto dormire con lei ogniqualvolta ve ne fosse necessità.
Dopo poco tempo, la bambina rivelava i turpi fatti alla propria madre in presenza anche della madre dell’uomo, il quale, rimproverato dalle donne, si scusava per quanto accaduto e cercava di rassicurare le due donne promettendo che non avrebbe mai più avrebbe commesso tali atti.
Da quel momento il comportamento dell’uomo cominciò ad essere vessatorio nei confronti della bambina che, pertanto, decideva di andare a convivere con il padre naturale.
La vittima sembrava così aver ritrovato la propria stabilità unitamente al genitore ed alla sua nuova compagna fino a quando, in occasione di una visita della madre e del suo convivente, quest’ultimo ancora una volta ha stretto particolarmente a sé la bambina, così rievocandole il ricordo degli abusi subiti inducendola, stavolta, a rivelare il suo triste passato alla nuova compagna del padre e quindi alla nonna paterna.
L’attività di indagine compiuta a seguito della denuncia, in perfetta sinergia tra servizi sociali, Carabinieri e Autorità Giudiziaria, ha consentito di consolidare il quadro probatorio a carico dell’indagato e di richiedere la misura cautelare concessa dal Gip.