“I segnali di diminuzione del contagio ci sono, teniamoceli cari e stretti sperando che si confermino.
Quindi, cauto ottimismo“. Cosi’ Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ospite stamattina a Circo Massimo su Radio Capital.
“E’ chiaro – ammette Galli – che la chiusura e’ un danno dal punto di vista economico da cui il Paese potrebbe fare fatica a riprendersi e che dobbiamo cercare di fare in modo di favorire al massimo la possibilita’ di una ripresa, ma farlo in modo eccessivamente anticipato sarebbe un danno ancora maggiore, rischieremmo di ricadere e la ricaduta diventerebbe pesantissima da gestire. Al cauto ottimismo va aggiunta la cautela sui tempi e sui modi di una possibile ripresa, che va programmata”.
“Programmare e’ virtuoso, necessario e utile – aggiunge il professor Galli -,avremo bisogno di un potenziamento della diagnostiche per poter programmare una ripresa graduale e valida. Dovremo avere informazioni maggiori rispetto alla situazione di molte persone che magari saranno tra le prime da inviare di nuovo all’attivita’ lavorativa. Le metodologie per la ripresa non vanno pensate nelle prossime settimane, vanno pensate ora, e devono avere lo spazio per essere applicate ora e non chissa’ quando”.
Per quanto riguarda i tamponi, “quello che possiamo avere nel tempo breve e’ ancora insufficiente, credo che occorra uno sforzo maggiore. I test sierologici sono un tipo di strumento che dovremo usare senza se e senza ma, anche perche’ non abbiamo grandi alternative – spiega direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano – attenzione pero’, non sara’ tanto facile averli in abbondanza, perche’ chi li produce, cioe’ la Cina, ha preso delle cautele che hanno ritardato l’arrivo di questi test in giro per il mondo, dove piu’ o meno tutti si stanno dando da fare per poterli accaparrare. Poi ci sono sforzi per la produzione di altre opportunita’, alcune interessanti italiane sulla misurazione degli anticorpi sul sangue venoso. Tutto questo dovra’ essere considerato e integrato in programmi che ci consentono di valutare per alcune situazioni lo stato delle persone e la possibilita’ della loro reimmissione nell’attivita’ lavorativa”.
Questo modello di applicazione dei test sierologici e tamponi piu’ diffusi sara’ adottato in maniera diversa regione per regione o avra’ uno standard nazionale? “Quello che posso fare e’ il mestiere del ricercatore e cercare di proporre modelli. Se poi le decisioni saranno univoche, molteplici o ci saranno modalita’ diverse francamente non spetta a me dirlo” conclude Galli.