“L’Italia si sta avvicinando a un punto di inversione, ma dobbiamo avere pazienza e usare queste settimane per programmare il futuro che non potrà che essere emergenziale”.
Lo ha detto al ‘Corriere della Sera’ Alessandro Vespignani, 55 anni, fisico informatico di Roma, direttore del ‘Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems’, alla Northeastern University di Boston. Da circa dieci anni è uno dei massimi esperti di ‘epidemiologia computazionale’.
Nei giorni in cui l’Italia sembra aver raggiunto il picco dei positivi, con un continuo incremento dei casi e una discesa non arriva, avverte: “Bisogna stare sempre molto attenti a fare questi calcoli. Non dobbiamo seguire i numeri giorno per giorno, ma almeno su base settimanale”. “In ogni caso – continua – la curva dell’Italia è in frenata e sta cominciando la discesa, come si vede dai dati che arrivano dagli ospedali, dove si stanno liberando posti. E questa è la cosa importante». Ma, incalza Vespignani: “non è il momento di rilassarsi.
Dobbiamo, invece, insistere. Abbiamo davanti l’esempio della Cina. Lì il ‘lockdown’ è durato tre mesi”. “Non possiamo illuderci di tornare alla completa normalità a giugno o a luglio – sottolinea Vespignani – Queste sono le settimane in cui l’Italia deve dotarsi di un’infrastruttura di controllo che neanche immaginava fosse necessaria quattro settimane fa. Qui l’esempio è quello della Corea del Sud.
Dovremo essere in grado di mantenere le cautele necessarie di distanza sociale, ma soprattutto di tracciare i casi positivi, eseguire i test per isolare le possibili persone infettate. Occorre essere in grado di fare i tamponi porta a porta”.