Chiedono di poter uscire presto dall’isolamento e tornare a vivere con i familiari.
Sono i brontesi tornati dall’estero o dalle zone rosse che hanno avuto la diligenza di rispettare quanto imposto dai decreti, denunciando il loro arrivo alle autorità e mettendosi in quarantena nelle seconde case o nelle abitazioni di campagna. Sapevano infatti che la quarantena doveva durare 14 e che alla fine l’Asp avrebbe dovuto sottoporli a tampone rino-faringeo. L’esito negativo avrebbe determinato la fine dell’isolamento. I 14 giorni sono passati, ma non è chiaro quando effettueranno il test.
Il loro isolamento quindi continua, fra rabbia e malumore con la consapevolezza che alla loro diligenza non è corrisposta una prontezza da parte delle autorità sanitarie.
Il problema lo solleva il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, che scrive al direttore generale dell’Asp 3 di Catania, Maurizio Lanza: “E’ mio dovere – scrive nella missiva – segnalarle che sono numerosi a Bronte i cittadini rimasti in quarantena perché rientrati in Sicilia dopo il 14 marzo e che attendono che l’Asp provveda a sottoporli al test per verificare la eventuale positivi al coronavirus.
Costoro sono rimasti diligentemente isolati nelle seconde case o nelle residenze rurali per oltre 14 giorni, fiduciosi che – trascorso il periodo della quarantena – l’Asp avrebbe provveduto a sottoporli al test per escludere la loro possibile positività e permettere loro di ricongiungersi con i loro cari. Per tale ragione, mi corre l’obbligo di chiederle, di accelerare l’iter necessario affinché le persone in quarantena fiduciaria possano uscire dall’isolamento”.