“Le misure di due settimane fa iniziano a sentirsi. Nelle prossime ore dovremmo vedere altri effetti, capiremo se davvero la curva della crescita si sta appiattendo.
I numeri restano alti: 63 mila contagiati”. Così il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in un’intervista a ‘Repubblica’. Sette giorni e supereremo i contagi della Cina, il Paese dove il problema coronavirus è nato. Per Borrelli “la proiezione matematica è quella, non me lo sarei mai aspettato”. Poi sulla possibilità che siano stati commessi errori nella fase iniziale, il capo della Protezione Civile spiega che “il 31 gennaio questo governo ha dichiarato lo stato di emergenza e bloccato i voli da e per la Cina, mi sembra che abbiamo compreso subito che questa epidemia era una cosa seria”.
Pentito di non aver chiuso tutto subito?
“Come insegnano i protocolli di Protezione civile – risponde Borrelli – l’intervento deve essere sempre proporzionato al rischio”. “Il numero dei casi lombardi è stato subito soverchiante – sottolinea Borrelli – i medici si sono buttati nella cura e non hanno avuto più tempo di fare indagini. Fin dall’inizio, va detto, ci sono stati comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema nazionale. La comitiva del Lodigiano che il ventitré febbraio è andata a Ischia portando il contagio sull’isola. E i primi positivi a Palermo, con i ventinove bergamaschi in vacanza in Sicilia. Con un virus così rapido, gli atteggiamenti sociali sono stati decisivi”. Un errore autorizzare Atalanta-Valencia a San Siro? “Potenzialmente è stato un detonatore – dice Borrelli – ma lo possiamo dire ora, con il senno di poi”. Con l’arrivo dell’estate, il 21 giugno, ci saremo lasciati alle spalle il coronavirus? “Nessuno può ancora dirlo”, risponde.