Affermati e perfetti in sala operatoria, smarriti e piuttosto in crisi nella vita privata, tanto da esorcizzare le loro malinconie con una serie di scherzi e goliardie in stile ‘Amici miei’, che bersagliano però sempre il più fragile del gruppetto di amici e colleghi.
E’ così che Carlo Verdone, “guardando involontariamente” ai toni di Pietro Germi, cui apparteneva il progetto di ‘Amici miei’ (“lui il maestro, io il discepolo”, tiene a precisare) ha dipinto i quattro componenti dell’equipe medica di ‘Si vive una volta sola’ nelle sale il 26 febbraio in 700 copie, prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis e distribuito da Filmauro e Vision distribution.
Per il suo ventisettesimo film da regista, scritto con Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino, Verdone scandaglia il tema dell’amicizia mettendosi, da attore, nei panni del professor Umberto Gastaldi, a capo della rinomata equipe chirurgica cui si affida anche il Papa:
Max Tortora è il vicechirurgo Corrado Pezzella donnaiolo indefesso che si scoprira’ stabilmente tradito dalla moglie, Anna Foglietta la brava ferrista Lucia Santilli, single dalla vita privata disastrata, e Rocco Papaleo l’anestesista Amedeo Lasalandra, un matrimonio sbagliato alle spalle e vittima designata di scherzi a base di scritte in ascensore relative alle sue misure intime.
Ieri a Catania, assieme ad Anna Foglietta e Rocco Papaleo, Verdone – provato dal ‘tour de force’ in tutta Italia per la presentazione del film – ha incontrato i giornalisti.
Partendo proprio da Pietro Germi, Nicola Savoca del Corriere Etneo ha chiesto a Verdone quali suggestioni legate alla Sicilia potrebbero trovare un approdo nel racconto di uno dei suoi film.
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