L’ex sindaco di Adrano Giuseppe Ferrante e quasi tutti gli assessori della giunta da lui guidata hanno ricevuto dal Tribunale di Catania l’avviso di chiusura delle indagini in relazione alla vicenda che riguarda il restauro del gazebo delle vecchia Pescheria. La notizia è confermata dai legali di alcuni ex amministratori comunali coinvolti. L’indagine è nata da una denuncia della Soprintendenza alle Belle Arti di Catania. Destinatario della notifica sarebbe anche il direttore dei lavori, ing. Salvatore Coco, il quale assicura al Corriere Etneo di non avere – sinora – ricevuto alcuna comunicazione.
Il padiglione della Pescheria venne rimosso nel marzo dello scorso anno per essere sottoposto ad un’opera di restyling. Dei lavori – costati 23 mila e 800 euro – si occupò un’officina-laboratorio di Piano Tavola.
Sulla base di un decreto legislativo, la Soprintendenza ha rivendicato la responsabilità del manufatto e, quindi, anche del restauro che esso necessitava. Sulla vicenda è intervenuta, all’epoca dei fatti, anche l’associazione “Laboratorio Simeto” – formata da architetti del territorio – che in una lettera del 7 marzo 2018 sottolineava che “…il bene in oggetto costruito nel 1910, avendo abbondantemente superato la soglia dei settanta anni, benché privo di decreto di tutela diretta, è a tutti gli effetti tutelato ‘ope legis’ e pertanto la progettazione di interventi su Beni Culturali richiede competenze specifiche inerenti alla materia del restauro e…parere preventivo da parte della Soprintendenza”.
Secondo i rilievi sollevati, il Comune di Adrano non tenne in alcun conto quelle raccomandazioni.
Del tutto differente la versione offerta dall’amministrazione. Già nel dicembre del 2017 – ha spiegato l’ing. Salvatore Coco, in una lettera al Corriere Etneo dell’ottobre scorso – l’allora sindaco Ferrante comunicò ufficialmente di non avere ottenuto il riconoscimento dell’interesse culturale del gazebo da parte della Soprintendenza e della Regione.
“In estrema sintesi, – argomenta il tecnico comunale – la sussistenza dell’interesse culturale su un bene non è conseguenza di un automatismo (“ope legis”, come affermato dalla Soprintendenza con la nota del 21/3/2018), ma il frutto di una procedura meticolosa stabilita in modo rigoroso dalla legge che può concludersi anche negativamente.
A riprova di ciò, – continua l’ing. Salvatore Coco – basti pensare che per il Monumento di Santa Lucia di Adrano, costruito tanti secoli fa (quindi ben oltre i settant’anni “invocati” dall’Associazione”), ben più importante del gazebo della Pescheria, gli stessi Dirigenti della Soprintendenza, in data 5/5/2017, hanno avviato la procedura per l’apposizione del vincolo…Quel Monastero di Santa Lucia, risalente a vari secoli fa (altro che settant’anni), simbolo di Adrano per bellezza e sontuosità, risulta di interesse culturale, architettonico e storico solo da due anni”.