A Paternò è stato per lungo tempo il “Faro” della musica. Con il suo negozio in via Giovan Battista Nicolosi, il paternese Giuseppe Faro – scomparso oggi – ha allevato varie generazioni all’ascolto della musica. Competente, preparato sui vari generi, l’amico Faro elargiva consigli e confezionava sogni sotto forma di vinile. Quando il negozio ha chiuso, vittima della musica liquida e dello streaming, è come se a Paternò si fosse interrotta per sempre la colonna sonora della città.
“Per chi come me era piccolo, – lo ricorda in un post il giornalista Anthony Distefano – quel negozio a due vetrate ti pareva la Feltrinelli di Milano. Io non ci capivo niente di musica ma le copertine dei dischi esposti attiravano tutti. Anche me. Erano i tempi in cui ci facevamo le cassette a casa, registrando dalla radio: e, mannaggia, quando il deejay si inseriva prima che finisse la canzone. Altri tempi. Anzi, altre ere. Ma io la mia prima musicassetta l’ho comprata in quel negozio di via Giovan Battista Nicolosi a Paternò: Sting – The soul cages. Ce l’ho ancora. Me la vendette Giuseppe Faro”.
“Ci andavo con mio papà – ricorda ancora Michela Bottino – ed era , con la Formarredo e “il Municipio” il posto social più cool di Paternò. Io Giuseppe Faro voglio ricordarlo così e mi piace pensare che ci sarà tanta musica ad aspettarlo nell’aldilà, mi piace pensare alla coincidenza dei suoi ultimi giorni con il Festival di Sanremo”.
Era un po ruvido, ma questa è solo un’opinione.
Un po ruvido? Era un emerito imbecille. Spesso non aveva i CD e andava in giro per i negozi di elettronica dei centri commerciali. Pretendeva di pagarli con un mega sconto per poi rivenderli con un margine assurdo. Pretendeva di essere servito e riverito subito fingendosi l amico di tutti ma in realtà lo odiavano e deridevano tutti. Quando entrava tutti dicevano ecco il rompi coglioni.
E aggiungo… Quando giustamente non era possibile servirlo nell immediato perché prima c erano altre persone, era un teatro vederlo. Con le mani in testa il suo dramma era immenso. Non sapendo che fare chiamava chiunque, e se non rispondevi offendeva. Una volta l ha fatto anche con me ma è bastato guardarlo negli occhi per fargli capire che un rompi coglioni come lui non aveva alcun diritto di replicare né offendere. Nell articolo di parla di aldilà. Spero solo che non rompa le palle anche lì. Un imbecille in meno. Via così!!!!