Paternò, delitto Zappalà: Cassazione conferma condanna dello psicologo

Ricorso inammissibile. Con questo pronunciamento la Cassazione ha messo la parola fine al caso dell’omicidio del giovane Salvatore Zappalà, 23 anni, morto nel gennaio del 2008 nelle campagne di Paternò, ucciso da un colpo di fucile che lo ha raggiunto alla tempia sinistra. Per quell’omicidio era stato condannato in primo grado nel 2014 a 21 anni di carcere Michele Privitera, lo psicologo che aveva in cura il giovane. Condanna poi confermata in Appello nel 2018.

Adesso arriva quella definitiva della Cassazione che ritiene inammissibile il ricorso presentato dai legali del medico, pertanto permane la condanna a 21 anni.
L’udienza si è svolta ieri mattina; il pronunciamento nella serata di ieri poco prima delle 22. La vittima era da tempo un paziente di Privitera, il quale nel 2008 lavorava presso il Sert di Acireale. Tra i due si sarebbe sviluppato un rapporto medico – paziente non convenzionale, lontano dai protocolli ufficiali. Il fatto avvenne nelle campagne di contrada Agnelleria in territorio di Paternò.

Fu lo stesso Privitera a chiamare i militari dell’Arma; quando arrivarono i carabinieri trovarono il corpo senza vita del giovane riverso a terra. Privitera portò il suo paziente, in cura per una depressione, assieme a lui per una battuta di caccia finita in tragedia. Il giovane, stando alla prima versione dei fatti fornita dallo psicologo, gli avrebbe sottratto il fucile, avrebbe raggiunto il bosco e si sarebbe suicidato.

Nella seconda versione, fornita dallo stesso professionista, lo sparo sarebbe avvenuto, invece, davanti ai propri occhi. Infine, l’indagato aveva raccontato di aver commesso una leggerezza, affidando l’arma al giovane prima di allontanarsi per raggiungere l’auto. Poco dopo avrebbe sentito lo sparo e, raggiunto il ragazzo, lo avrebbe trovato ormai senza vita.

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