Il giornalista de La Sicilia Concetto Mannisi è stato sentito ieri in qualità di teste dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Catania nell’ambito del processo a Mario Ciancio Sanfilippo, editore ed ex direttore del quotidiano accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa.
Alla domanda del presidente della corte Roberto Passalacqua che gli ha chiesto spiegazioni di un fatto avvenuto nel 1993, avanzatagli da Mario Ciancio alla presenza di Giuseppe Ercolano, ufficialmente imprenditore e a capo dell’omonimo clan, per avere scritto sul quotidiano ‘La Sicilia’ che era un boss mafioso il cronista l’ha risposto:
“Il direttore diede conto e ragione a un soggetto che prospettava di avviare un’azione giudiziaria contro la Domenico Sanfilippo editore”. Al centro della deposizione di Mannisi un articolo sull’azienda Avimec della famiglia Ercolano. Il giornalista ha ricordato che il boss sosteneva di essere un imprenditore e un uomo libero, tanto che era in possesso del suo passaporto, e di essere stato danneggiato economicamente dalla sua pubblicazione, minacciando una richiesta di risarcimento. Sollecitato dal suo direttore Mannisi avrebbe citato come fonte prima i carabinieri e poi mostrato anche un documento pubblico: un provvedimento dell’allora ministro Mancino sullo scioglimento di alcuni Comuni della provincia.
Dopo l’incontro il cronista, “infastidito per l’accaduto”, ha chiesto “spiegazioni al suo direttore, che gli ha risposto che lo aveva chiamato per fare capire come “nel suo articolo non ci fosse alcuna malizia, ma che era solo un giovane cronista”.
Mannisi, rispondendo alle domande dei Pm Antonino Fanara e Agata Santonocito e dei legali della difesa, gli avvocati Carmelo Peluso e Francesco Colotti, ha sottolineato che non gli sono piu’ capitati episodi del genere e di avere continuato a scrivere di cronaca e di mafia senza subire interferenze nel suo lavoro. Durante l’udienza sono stati sentiti come testimoni l’ex consigliere comunale di Catania Ivan Maravigna, l’ex assessore comunale Rosario D’Agata, l’imprenditore Alessandro Castiglione e il tenente colonnello dei carabinieri Antonio Sframeli. L’udienza e’ stata aggiornata al prossimo 26 marzo.