Il Vescovo di Lamezia Terme, l’adranita mons. Giuseppe Schillaci, è tornato a scuola, invitato dal dirigente e dagli insegnanti della scuola media “Nicotera-Costabile”.
A distanza di quasi 6 mesi dalla sua consacrazione, il Pastore della diocesi lametina ha risposto alle domande dei giovani studenti, sottoponendosi anche alla prova finale scandita dal ‘conto alla rovescia’ di una clessidra. Una esperienza meravigliosa che il giornale on line “Il Lametino.It” ha raccontato così:
Lamezia Terme – I piccoli studenti di una prima dell’Ic “Nicotera-Costabile” hanno intervistato nei giorni scorsi il vescovo Schillaci nell’ambito del progetto “Indovina chi viene in classe?”. Una iniziativa della scuola lametina che vedrà arrivare tra i banchi personaggi di spicco della città nel corso dell’anno. “Gli allievi della scuola secondaria – si legge in una nota – e nello specifico di una classe, che cambierà di volta in volta, saranno preparati dagli insegnanti all’arrivo del personaggio contattato, per porgli domande il più possibile dirette e semplici, che rispondano alle loro più autentiche e genuine curiosità.
L’idea progettuale è quella di offrire ai ragazzi un’occasione d’incontro diverso da quelli che si vivono comunemente nelle scuole. Non un’affollata conferenza in auditorium, ma un’autentica ora di lezione, intima, insolita, in cui chi siede in cattedra non è un docente, non fa domande e non emette valutazioni, ma le riceve da giovani studenti curiosi che per la prima volta hanno l’occasione di confrontarsi direttamente con chi opera e lavora nella nostra città”.
“L’attenzione della dirigente scolastica Maria Angela Bilotti – scrivono ancora – promotrice del progetto, è stata rivolta alla necessità di avviare un dialogo tra i piccoli cittadini di Lamezia che frequentano la sua scuola e alcune personalità di spicco di questa città, riconducibili al panorama politico, sociale e culturale locale, al fine di avviare un processo di necessaria presa di coscienza delle opportunità, come anche dei problemi del nostro territorio”. Queste le domande al vescovo Schillaci da parte di Aurora, Santo, Serena, Teresa, Pino, Ester, Giulia e Christian.
Quando lei aveva la nostra età quale lavoro pensava avrebbe svolto da grande? Ma soprattutto, fare il vescovo è un lavoro?
“Ho capito quasi subito che avrei voluto insegnare. L’ho capito aiutando a studiare i miei compagni in difficoltà. Fare il vescovo è certamente un lavoro, ma spesso non ci sono orari. È una missione che scaturisce da una chiamata. Io non mi aspettavo di venire a Lamezia, la conoscevo solo per via della fermata del treno. Qualcuno ti dice: “Tu devi andare lì”. E io ho risposto”.
Lei da bambino che bambino era? Ha mai subito prepotenze ed atti di bullismo? Ed è mai accaduto che sia stato lei a comportarsi male con un compagno?
“Ho frequentato una bella scuola, vi dico che certi insegnanti e anche certi presidi non si dimenticano facilmente…era una scuola in cui le classi non erano miste, e ricordo atti di prepotenza che però la solidarietà con i miei compagni mi ha aiutato a superare. La mia era una famiglia semplice e questo mi ha abituato ad avere la sensibilità e l’attenzione di denunciare se accadeva qualcosa”.
Noi sappiamo che lei è originario di Adrano in provincia di Catania, ma ora che si trova qui a Lamezia dove si trova la sua casa? Cioè dove abita? E le manca la sua famiglia?
“Dirvi che non mi manca la mia famiglia sarebbe una bugia. Mi manca la mia mamma che è anziana, i miei fratelli, i miei nipoti, di cui uno ha la vostra età. Per fortuna le distanze non sono eccessive. Pur dovendo attraversare lo stretto, in 4 ore, se mi organizzo, posso tornare a casa. Abito in via Lissania in un appartamento anche troppo grande per me, ci sto molto bene e incontro lì molte, molte persone”.
La città di Lamezia Terme l’ha accolta calorosamente, ma lei non ha avuto paura di cambiare città?
“Ho avuto tanta, tanta paura, come sempre quando si lascia una strada sicura. Ma lì subentra la fede, la fiducia della prima volta in cui ho detto “sì” quando diventai sacerdote. Mi dicevano vedrai che il Signore ti precederà e infatti il Signore a Lamezia mi ha preceduto. Ho incontrato tanta bontà e ricchezza in giro”.
Ci dica una cosa di questa città che lei ha scoperto arrivando qui e che proprio non le piace e ce ne dica un’altra che invece le piace tantissimo.
“Mi piace tantissimo vedere che ci sono associazioni che si occupano degli altri come la Caritas, ad esempio. Quando qualcuno ha bisogno non possiamo stare a guardare alla finestra, ma bisogna sbracciarsi. A Lamezia c’è tutto questo. Non mi piace vedere i ragazzi buttati per strada e movimenti che non mi piacciono, o la spazzatura che sporca la città. Questo non è bello per la città e per nessuno. Papa Francesco ci dice di avere cura della nostra casa comune. Questo può essere un bel compito sai, Pino? Lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato”.
Come si svolge la sua giornata da Vescovo? E come impiega il suo tempo libero? Ha un idolo musicale, va mai al cinema?
“Tu, Ester, hai toccato un amore particolare per me: il cinema. Purtroppo ora non ho tempo libero, mi piacerebbe molto dedicarne di più alla lettura e alla scrittura. Quando ero rettore del seminario organizzavo nella mia scuola un cineforum. Di recente, invece, è un po’ di tempo che non ci vado più. Poi la musica è un’altra mia passione. Ho una pennetta Usb che uso in macchina, in cui sono contenute duecento ore di musica d’autore, e quando viaggio mi piace molto ascoltare la musica. I miei autori preferiti sono Francesco De Gregori e Fabrizio De Andrè, ma direi tutta la scuola dei cantautori”.
Qual è l’ultima cosa o persona a cui pensa prima di andare a dormire? Dice sempre le preghiere prima di addormentarsi? Oppure le capita anche di pensare ad altro?
“Giulia, questa è una bellissima domanda. Io, la sera, prego per me, ma soprattutto faccio preghiere di intercessione. Sono stato a Tiriolo, che è il paese dei due mari…il nostro territorio è bellissimo, meraviglioso… (guarda fuori dalla finestra per indicare il monte Reventino), poi ieri sera, a mezzanotte, anche se ero stanco, ho pregato per una persona che mi ha inviato un messaggio e mi ha chiesto una preghiera. La preghiera è un dialogo, fatta di richieste e di ascolto”.
Sappiamo che lei ha studiato filosofia e anche noi facciamo spesso filosofia in classe. Abbiamo imparato l’importanza di parole come dialogo ed ascolto e abbiamo riflettuto sul concetto di verità. Per lei la verità è una o sono tante? E rispetto a questo, dove si colloca la verità del Vangelo?
“Questa, Christian, è una domanda bellissima, che non so quanto vale! Pone una questione fondamentale. Che cosa è la verità o chi è la verità? Per me la verità è una persona, non è un’idea. Ma la verità non può essere mai una sola, non è un’affermazione che esclude; la verità è sempre più grande di noi. E noi dobbiamo avere un atteggiamento di ascolto e di umiltà, di confronto con la verità. Sapete chi era Socrate? Per amore della verità è andato incontro alla morte, ma non aveva la presunzione di possedere la verità, diceva:
“Io so di non sapere!” Dinanzi alla figura di Gesù io mi sento esattamente come Socrate, perché ho la consapevolezza che c’è qualcosa che è più grande di me e di noi. Questo non significa che dobbiamo smettere di capire o di cercare. La scuola ci aiuta in questo, lo studio ci dà la possibilità di dialogare. Ed io stamattina sono contento di dialogare con voi, di conoscere Ester, Domenico, Sara, Giancarlo, Francesco…Adriano…tutti voi…. Vi ringrazio tanto, davvero, per tutto e per questa meravigliosa domanda”.
“Alla fine dell’incontro – concludono – il vescovo Schillaci affronta ancora due prove che i ragazzi hanno preparato per lui: la spiegazione della parola “umiltà” in soli 60 secondi (con tanto di clessidra a segnare lo scorrere del tempo) e la realizzazione del nodo alla cravatta. A seguire, una simpatica votazione espressa dagli allievi e un selfie collettivo, a ricordare per sempre a questi giovani studenti il valore, la semplicità, l’empatia straordinaria prima ancora che del vescovo, dell’uomo Giuseppe Schillaci”.
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