Lo svuotamento della piscina comunale di Paternò, denunciato ieri dal sindaco Naso, è stato un sabotaggio oppure si tratta di una serie pasticciata di errori legati alla parte finale della gestione della struttura?
Partiamo da una banale constatazione: nei punti di accesso alla piscina non c’è alcun segno di effrazione, è esclusa – quindi – la visita ‘esterna’. A quanto pare, dopo la ‘querelle’ Fin-Comune nella struttura sono state cambiate le serrature.
Il ‘buontempone’ chiamato in causa dal sindaco Naso, è stato denunciato all’autorità giudiziaria? Esiste una dettagliata relazione di quanto successo oppure ha ragione chi dice che erano in tanti a sapere che dentro la piscina non c’era più acqua?
A parte il video indignato del primo cittadino non c’è alcuna comunicazione ufficiale. Ieri, in un batti-e-ribatti sui social, l’assessore Rosanna Natoli in risposta all’avv. Maria Grazia Pannitteri, chiarisce un po’ di cose. La prima: il Comune ha diffidato la Fin per la riconsegna della piscina. La seconda: la struttura è “…costantemente monitorata” dall’amministrazione. L’assessore pubblica a sostegno della propria tesi una serie di foto relative alle precarie condizioni generali della piscina, aggiungendo che “…le foto sono solo alcune di un ampio book fotografico”. In soldoni: con la Fin – secondo quanto afferma la Natoli – la piscina stava cadendo a pezzi. E allora per quale ragione, nelle more dell’espletamento della gara, il Comune voleva affidare temporaneamente la piscina alla stessa organizzazione?
La piscina monitorata vuol dire che è controllata, ogni atto contrario al buonsenso – danneggiamento o intimidazione come lo definisce l’assessore – è passato, quindi, al pettine fino delle verifiche. Non sarà difficile, se così stanno le cose, risalire all’autore dello svuotamento. L’amministrazione spieghi come stanno le cose.