E’ finalmente arrivato il 4 dicembre, come da programma, alle 10.00 in punto il fercolo e il simulacro ben saldato, con le reliquie nel reliquiario, si esce dalla chiesa per iniziare la lunga giornata.
Il cielo sembra squarciarsi, forti stordenti i botti degli spari di cannone, il vento aiuta a disseminare nella piazza il fumo, e i palloncini aerostatici rossi e bianchi, volano in alto strappati dalle antenne, anche le campane quasi impazzite rintoccano a festa. Sbandieratori e banda musicale contribuiscono al frastuono, mentre le varette danzano in segno di saluto all’affacciarsi del simulacro in piazza.
Le prime parole sono quelle del parroco don Salvatore Magrì; “Paternò rialzati”. E’ il monito arrivato forte e chiaro alle orecchie di piccoli e grandi. “In un anno e un giorno ancora segnati da tante inquietudine ed emergenze, simili come sensazioni tipiche dell’evento drammatico nel quale la nostra santa patrona si mostro 400 anni orsono propiziatrice di salvezza. Era la peste allora a rappresentare la sorgente di smarrimento portando la gente alla disperazione. Anche noi oggi arriviamo qui provati portandoci nel cuore quel senso di oppressione nel modo di vivere nella nostra città per le vicende della nostra terra nell’Italia e nel mondo intero”.
“La catastrofe contemporanea non è quella di una epidemia contagiosa .- sottolinea padre Magrì richiamando la folla ai tempi moderni – ma la peste di un sistema sociale economico che schiaccia i poveri e ferisce la natura.
Viviamo in un tempo dilaniato dalle differenze e divisioni. La nuova peste è qui rappresentata dalla difficoltà di una città e anche di una comunità ecclesiale che fatica a sintonizzarsi sulla via del Vangelo che ha bisogno di più entusiasmo. Il richiamo è a tutti i presenti in piazza al quale siamo richiamati all’icona di una ragazza Barbara di Nicodemia, che durante la sua vita ebbe il coraggio di rimanere al fedele a se stessa e di farsi carico di scelte difficili in nome di quella fede in Cristo Gesù”.
Il richiamo ad una fede più autentica la nostra devozione verso la Patrona non può essere a buon mercato pari a una folla anonima. L’invito oggi è appunto di uscire dall’anonimato e testimoniare concretamente la devozione e la fede imitando la Vergine Martire.
“Santa Barbara ci chiama ad essere responsabili a essere non massa ma comunità di persone libere e pensanti. Santa Barbara nei giorni della peste ci salvò dalla peste per custodire Paternò, seguire le sue orme oggi significa non usare parole vuote, essere gente arroganti ma decisi ad ascoltare la parola della nostra Patrona che ci invita ad amare di più la città, a non deturparla a non infangare il suo nome la sua reputazione con comportamenti indegni della storia e nobiltà e civiltà che ci hanno trasmesso i nostri padri.”
“Mentre a gran voce acclamiamo alla nostra padrona e alziamo la nostra voce verso il cielo e gridiamo di gioia nel giorno della sua festa attorno alle sue reliquie lasciatemi fare un sogno per Paternò. insieme affidiamo a Santa Barbara il sogno di una città a cui il Signore le dica quella parola evangelica che un giorno disse alla fanciulla morta per risuscitarla. Come quando il signore disse a quella fanciulla “Talità cum” svegliati e alzati Paternò. Sii come un tempo città gioiosa della tua tradizione”.
“Interceda per noi Santa Barbara, accanto a lei rivolgiamo lo sguardo al Signore Risorto, ci diano loro il coraggio di amare di più la nostra città di amarla con il cuore.”