Dal 21 novembre scorso, Francesco Papotto della comunità parrocchiale Sant’Agata Vergine Maria di Bronte, è stato ordinato diacono permanente. Il suo cammino di formazione umana, spirituale e culturale è iniziato più di sette anni fa.
Ha frequentato lo Studio teologico “San Paolo” di Catania, aggregato alla facoltà teologica di Palermo e contemporaneamente ha avuto diverse esperienze religiose presso l’ufficio pastorale diocesano, la Parrocchia di “Sant’Agata” e la Comunità parrocchiale “Madonna del Riparo”, nella quale svolge il suo servizio da circa tre anni. Il compito del diacono è quello di evangelizzare, sostenere i bisognosi, essere sempre disponibile, al servizio del Signore, e solo così la sua missione evangelica sarà feconda e gradita a Dio.
“Mi sentivo stupito, meravigliato e nello stesso tempo terrorizzato per il grande ufficio di responsabilità che la Chiesa mi affidava – spiega il neo diacono al Corriere Etneo – provavo una sensazione strana e difficile da spiegare, perché diversi sentimenti contrastanti abitano nel cuore”. “In questi anni – continua – quello che ho imparato è che ogni essere umano ha una vocazione, una chiamata del Signore, che purtroppo, molti sconoscono”.
“Il momento dell’ordinazione è stato strano – aggiunge la moglie di Francesco Papotto – solo allora ho completamente realizzato che avrei dovuto condividere mio marito con Gesù”.
Il diaconato è sorto per esigenza della Chiesa primitiva con lo scopo di aiutare gli apostoli a svolgere il loro mistero della Parola e dell’Eucarestia e lasciando ai diaconi il compito della carità, così come ci viene narrato dagli Atti degli apostoli (At. 6,1ss).
Oggi, il cammino verso il diaconato è davvero lungo e impegnativo, perché la persona chiamata a svolgere questo ministero deve impegnarsi a restare nella condizione di celibato o di coniugio in cui si trova, conciliando doveri familiari e doveri “religiosi-lavorativi”.