Sta suscitando aspre polemiche la scelta della società sportiva di basket Fortitudo Messina di far commentare a un bambino di 7 anni l’incontro-salvezza con la squadra dell’Adrano Basket, in serie C Silver. E’ avvenuto sabato scorso, la partita è finita 87-81 per la squadra messinese. Per molte ore il video della diretta con la baby-telecronaca è stata disponibile sui social. E’ stato poi rimosso, una volta che è partita la polemica. Sette anni, in compagnia della madre e della zia, il giovanissimo telecronista ha commentato la partita per oltre un’ora: si sentiva solo la voce ma era fin troppo chiaro che si trattasse di un bambino. Imbarazzato e scombiccherato il commento della società peloritana, come riporta il sito ‘siciliabasket.it’: “Se abbiamo trasgredito delle regole importanti ce ne scusiamo. Il bimbo era divertito dalla possibilità di parlare in telecronaca e sostanzialmente abbiamo deciso di affidargli quel compito perché non abbiamo trovato nessun adulto che volesse farlo. Dovesse riaccadere in futuro sceglieremo sicuramente di accompagnare la sua telecronaca alla voce di un adulto, perchè anche questo potrebbe essere un ambito in cui scommettere per la crescita dei nostri giovani”.
La prossima volta – se avete letto bene la risposta – la società mette in conto di affiancare un adulto al bambino. Chiaramente non si sono resi conto della leggerezza compiuta.
Indignata la categoria dei giornalisti. “La scelta – scrivono Assostampa e Ussi Sicilia – di affidare la telecronaca di una partita di basket a un bambino, da parte della Fortitudo Messina nella gara contro Adrano, in serie C Silver, dimostra quanto venga considerata superflua la figura che sia di un addetto stampa giornalista o di un giornalista telecronista con competenze specifiche sulla pallacanestro, sport che in Italia coinvolge decine di migliaia di atleti a vari livelli”.
L’Associazione Siciliana della Stampa e l’Unione Stampa sportiva si augurano che la cosa non abbia più a ripetersi:“Raccontare e fare la cronaca di una partita, al di là della disciplina, implica professionalità, rispetto di regole deontologiche e competenze che un bambino non può avere né un lavoro come quello del cronista, radiocronista, giornalista in genere, può essere considerato un semplice gioco o svago”