Il Corriere di Malta ha intervistato nei gionri scorsi una giovane 23enne adranita che nella vicina Malta ha trovato amore e lavoro. Per Annalisa le ‘sliding doors’ si sono aperte in direzione La Valletta quando è sfumata la possibilità di una carriera militare. A Malta ha conosciuto Giuseppe, anch’egli di Adrano, che da qualche mese è diventato suo marito (il matrimonio è avvenuto in Sicilia, a spostarsi sono stati gli invitati maltesi). Assieme al compagno, Annalisa è entrata in società con i ristoranti dove prestano servizio.
Ecco l’articolo a lei dedicato, firmato da Luca Di Gennaro Splendore.
Incontriamo Anna a Valletta, poco prima che inizi il servizio serale. Ci accoglie con un sorriso deciso che tradisce i suoi (soli) 23 anni, ma che nasconde tutta la forza del suo successo e della sua caparbietà.
Come si passa, a soli 23 anni, dal desiderare una carriera nell’esercito ad essere imprenditrice nel campo della ristorazione?
«Sono diventata “imprenditrice” nel momento in cui ho lavato i primi piatti nel ristorante dove ho iniziato 4 anni fa. Le prime parole che mi disse la titolare (oggi socia ndr) furono: “Anna per avere ciò che non hai mai avuto devi fare cose che non hai mai fatto…” quelle poche parole dette in un momento particolare della mia vita mi permisero di scordare la fatica e i pianti che facevo un giorno si e l’altro pure. Per diventare un imprenditore ci vuole molto lavoro, determinazione, una buona dose di pazienza ed anche un pizzico di fortuna. Infatti, le quote societarie del ristorante che oggi possiedo le ho comprate con i soldi risparmiati, un euro sopra l’altro, con il mio lavoro e quello di mio marito Beppe, svolto qui a Malta negli ultimi 5 anni».
Dieci anni fa quale era il tuo sogno?
«Ho sempre sognato di percorrere la carriera militare. Provengo da un piccolo paesino della Sicilia e lo sport è sempre stata la mia passione. Per questo, sin da piccola, ho sempre pensato che la carriera militare fosse la giusta soluzione per coniugare la mia passione con la mia determinazione. Insomma, che fosse il percorso giusto per me. Ovviamente oggi, la vita, con mia grande sorpresa, ha smentito ogni aspettativa».
Sei stata arruolata nell’esercito italiano?
«No. E, alla luce dei fatti, aggiungo anche: per fortuna! Ho svolto e persino superato, per ben due volte, i concorsi per diventare un militare. Una volta mi sono addirittura classificata 56esima su più di 16.000 domande presentate. All’ultimo passo, però, prima dell’assunzione, sono stata ritenuta non idonea alla carriera militare in quanto non compatibile con ruoli di comando e capacità di gestire lo stress. Vorrei rincontrare la psicologa che mi fece quel colloquio per dirgli cosa faccio oggi. (ride, ndr)».
Nella vita a volte sono più importanti i “no” che i “si”…
«Sono totalmente d’accordo poiché è proprio grazie al fatto di non aver potuto intraprendere il servizio militare che sono venuta qui a Malta. Avevo 18 anni quando ho lasciato la Sicilia per raggiungere il mio ragazzo – e da poco anche marito – Giuseppe Cravagna (Beppe), a Malta. Ed è proprio qui che è iniziato tutto!»
Congratulazioni per il recente matrimonio! Che cosa facevi quando sei arrivata a Malta?
«Quando sono arrivata a Malta ho iniziato sin da subito a lavorare in un bar con Beppe. Allora non me ne rendevo conto, ma grazie a quel bar conobbi i miei, prima titolari, ed oggi, soci. Insomma, il famigerato colpo di fortuna.
Ogni giorno venivano a fare colazione Fausto Soldini e Luisa Giannini, ai tempi proprietari solamente della trattoria Zero Sei di Valletta. Nonostante la colazione non fosse eccellente, venivano perché gli eravamo simpatici. Quell’incontro, ogni mattina, ci permise di conoscerci. Ad un certo punto Luisa mi chiese se volessi lavorare con loro alla trattoria Zero Sei e da lÌ…»
Che cosa accadde ?
«Io provenivo dal Liceo scientifico e, a 18 anni, non avevo nessuna manualità né dimestichezza in cucina. Pensate che in quei primi due mesi ho rotto più piatti che nei restanti 5 anni!
Luisa aveva ragione: riconosceva il fatto che fossi una persona affidabile ed educata, ma ero un vero disastro con piatti e bicchieri. Quell’episodio, però, non fu per me un motivo per abbattermi, bensì un grande stimolo. Infatti sin da quel momento, mi impegnai costantemente nel migliorare me stessa e, in poco tempo, feci ricredere Luisa. Oggi, 5 anni dopo, sia io che mio marito siamo diventati soci di Fausto e Luisa, io del ristorante Salvino’s e Beppe della pizzeria Sotto».
Ora che hai raggiunto traguardi importanti, in cosa consiste il tuo lavoro?
«L’esperienza fatta fino ad oggi, mi consente di poter svolgere quasi tutti i ruoli – tranne quello di chef – che partono dal lavapiatti ad essere un aiuto in cucina, per poi passare in sala come cameriera, fino alla gestione degli ordini e dei fornitori.
Ora gestisco in piena autonomia Salvino’s, mi occupo degli ordini e mi coordino con i cuochi per i piatti da inserire nel menù, oltre a gestire la sala insieme ad altri due collaboratori. Per me rappresenta un’immensa soddisfazione, soprattutto a 23 anni».
Si lavora molto con Fausto e Luisa?
«Nella ristorazione si lavora molto e ci vuole molto sacrificio. Fausto è certosino e minuzioso nella cura di tutto ciò che è il nostro lavoro. Una delle cose che mi ha insegnato è un modo di dire che racchiude tutto il lavoro fatto fino ad oggi e me lo ripete ogni volta che faccio una cosa fatta bene: “il mondo è di chi c’ha fame”. Ogni volta che sento questa frase, so che ho fatto veramente bene qualcosa.
Fausto e Luisa hanno costruito, con serietà e sacrificio, un grande gruppo che oggi vanta ben 4 ristoranti con più di 40 collaboratori: La trattoria romana “Zero Sei” di Valletta dove ho iniziato, “Sotto Pizzeria” sempre a Valletta dove Beppe lavora come pizzaiolo, la “Prosciutteria” di Gzira e “Salvino’s”, sempre a Valletta. Devo tanto a Fausto e Luisa perchè mi hanno dato fiducia, hanno investito su di me ed hanno saputo riconoscere, valorizzare, ed anche premiare, il mio impegno.»
La tua, Anna, è una reale storia di successo di un’italiana – siciliana – a Malta. La situazione degli italiani a Malta, però, non si può definire alla stessa maniera, anzi, risulta piuttosto confusa.
«Verissimo. Al giorno d’oggi, ho la sensazione che le imprese siano diventate piuttosto diffidenti con gli italiani perché non è facile distinguere, comprendere e valutare correttamente la persona che si ha di fronte. Purtroppo questo atteggiamento danneggia anche quegli italiani competenti, onesti, creativi, con voglia di lavorare, che vengono qui per fare davvero la differenza. Noi stessi ogni giorno ci scontriamo con la problematica del riuscire a trovare persone con reale voglia di lavorare. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone brillanti, ma con un’attitudine al lavoro distorta e non concreta».
Quante ore lavori?
«In pratica quasi sempre. Se punti in alto devi essere sempre presente. Questo significa esserci per i colleghi, per gli ospiti, per i fornitori. Le famose 40 ore a settimana mi fanno sorridere, se vuoi di più devi dare di più, no?
Lavoro in un ambiente dinamico e siamo tutti molto giovani, quindi tutte queste responsabilità non mi pesano. Gli sforzi vengono ripagati, sempre. Più cresci professionalmente e più hai responsabilità. Nel contempo però, c’è da dire che anche le soddisfazioni sono commisurate all’impegno. Siamo in una azienda abituata a “vederci lungo”.
Sono sicuro che tra le persone che ci stanno leggendo, ci sono anche tanti giovani che si sono rispecchiati nei tuoi valori e nel tuo approccio lavorativo tanto che magari ora si stanno chiedendo se davvero ci si può realizzare in questo campo, anche se attualmente non hanno la spinta, la visione».
Faccio l’irriverente, ti posso chiedere qual è il tuo stipendio?
«Certo che me lo puoi chiedere! È un bel po’ sopra la media tanto che, insieme a quello di mio marito, mi ha permesso di risparmiare e di comprare delle quote di questo ristorante».
Ti piace Malta? Come valuti il servizio nei ristoranti?
«A Malta sto molto bene anche se, purtroppo, devo dire che il servizio nei ristoranti ha margini di miglioramento. Permettimi di non entrare nei dettagli, siamo tutti colleghi. Conosco il grande sforzo che ci vuole ad essere aperti tutti i giorni».
I clienti maltesi come sono?
«La maggioranza dei nostri clienti è maltese e apprezzano molto la cucina romana. La buona cucina è un grande collante».
“Il cliente ha sempre ragione”. Cosa pensi di questa affermazione?
«Non sono assolutamente d’accordo. La mia filosofia è che il ristoratore e tutte le persone che lavorano nell’ambito della ristorazione devono fare il possibile per far sentire a proprio agio i clienti. Bisogna ricordarci che loro scelgono il ristorante con molte aspettative a volte lo fanno anche per festeggiare delle date importanti. Ritengo quindi sia giusto e doveroso fare il massimo per far sentire bene i clienti, ma questo non significa che abbiano sempre ragione».
Hai qualche consiglio da dare a chi vuole intraprendere il tuo stesso lavoro?
«Pulizia, pazienza e molta, molta dedizione. Non è necessario essere esperti. Molte cose della ristorazione si possono imparare in poco tempo. Quello che manca è la voglia di lavorare, di mettersi in gioco e di partecipare realmente al progetto d’impresa del ristorante in cui si lavora. Ho iniziato a 19 anni senza sapere una parola di inglese ma con una voglia di fare che mi teneva sveglia anche la notte. Ed il mondo, qualcuno mi ha detto (sorride ndr), è di chi ha fame.
A distanza di 5 anni oltre che da Salvino’s, Anna e suo marito Beppe sono soci anche della pizzeria Sotto, una delle pizzerie più apprezzate a Valletta. Sicuramente sono stati anche fortunati, ma la fortuna è qualcosa da inseguire, da ricercare».
Ecco il link per leggere l’articolo del Corriere di Malta firmato da Luca Di Gennaro Splendore