Negli uffici comunali del nostro territorio, ogni giorno va in onda una sorta di “Io speriamo che me la cavo”: un festival di innocenti strafalcioni che portano la firma non solo di incolpevoli cittadini ma, a volte, anche degli stessi impiegati che dovrebbero vigilare sul buon uso della lingua italiana. I lettori del Corriere Etneo ci inviano, per esempio, copia di una carta di identità dove la professione indicata è quella di “Aggiustatore meccanico”. Fosse stato solo ‘meccanico’, non avremmo avuto nulla da obiettare, ma ‘aggiustatore meccanico’ cosa vuol dire? Proviamo a indovinare: è il riparatore del meccanico, una sorta di medico specializzato che interviene nei casi in cui il meccanico ha bisogno di una regolata: “Quel gran genio del mio amico, lui saprebbe cosa fare…ti regolerebbe il minimo alzandolo un po’” cantava Lucio Battisti, ma non sapeva ancora della nascita dell’Aggiustatore.
Ha dell’incredibile l’altra testimonianza cartacea: uno dei tanti moduli che il sadismo della burocrazia ci impone di riempire chiede all’interessato di indicare nome, cognome, via e…telefono. Il compilatore prende alla lettera la richiesta e dentro le caselle scrive ‘SAMSUNG S 3’. Non il numero, la marca e il modello del telefonino. Perché a volte certe pratiche non passano nemmeno se hai un iPhone.
(Fotografate ‘pizzini’ e documenti sgrammaticati, avendo cura di cancellare i riferimenti anagrafici, e inviateli al Corriere Etneo).
L’aggiustatore meccanico è una figura professionale presente in tanti settori produttivi.
Il redattore, la prossima volta magari, citi anche i propri di strafalcioni, anziché i “presunti” altrui.