“Ragazzi: smettiamola: meglio perdere 2 minuti nella vita che la vita in due minuti”. Nei ricordi belli e strazianti, prima della conclusione della messa funebre, gli amici delle 4 giovani vittime condensano in un pensiero la rabbia per una morte così inaccettabile e tra le lacrime lanciano un monito: “La velocità uccide. Smettiamola.”
La piccola Rebecca legge la “letterina” che ha inviato il piccolo Giuseppe a mamma Lucrezia: “Mamma, ti vogliamo bene. Anche se non ci sei più accanto a me e Ludovica, voglio dirti che mancherai a tutti noi”.
Dentro e fuori la chiesa in pochi riescono a trattenere le lacrime.
Anche la mamma di Erika consegna un addio alla propria figlia. Il ricordo viene letto da un’amica della giovane mamma:
“Ciao Eri, così ti chiamavo. Il mio cuore è volato insieme a te. Ma devo sostenere tua sorella Noemi. Lei ti ha sognato e le hai detto di farmi forza”.
Poi si rivolge a Salvo, il compagno della figlia: “Salvo, sei il figlio maschio che non ho mai avuto. Sei stato solo 7 mesi con mesi e già ti facevi voler bene. Vi amo figli miei”.
Dentro la chiesa si odono le parole di Noemi, la sorellina di Erika: “Sei la mia principessa. Mi manchi la mattina. Ora sei un angioletto prezioso. Riposa in pace, sorella”.
Giuseppe, zio di Salvo Moschitta, ricorda con dolore la morte dell’adorato nipote: “Tengo solo lacrime. Da quando sei nato hai dato un senso alla mia vita. Adesso ho bisogno di sapere che stai bene. Ti amo nipote mio. Da oggi posso dire che anch’io ho il mio angelo di custode”.